Premessa

Oggi nelle aree urbane, dove vive la maggior parte della popolazione, si giocano alcune delle principali sfide del Paese ed anche quella per rinnovare la complessa e plurale relazione con gli animali si vince o si perde nelle città. Il quadro che emerge dal VII rapporto nazionale rimarca l’urgenza di una visione e di una strategia condivisa tra i diversi attori istituzionali maggiormente responsabili di tali aspetti: Amministrazioni comunali, Regioni e Governo, anche e soprattutto per costruire un’effettiva conoscenza del mondo animale, superare la conseguente scarsa educazione all’esigenze di coesistenza con gli animali in città e l’insufficiente consapevolezza delle responsabilità individuali dei cittadini per poter giungere a condizioni di effettivo benessere degli altri esseri senzienti e di civile convivenza.

Gli attori istituzionali italiani

Le Amministrazioni comunali in Italia sono 7.998, anno 2016, per una popolazione di 60.483.973 cittadini, dati ISTAT), di cui 10 Città Metropolitane e 107 capoluogo di provincia a fronte di 110 province, poiché vi sono cinque province con due città capoluogo (Pesaro e Urbino, Olbia - Tempio, Medio Campidano, Ogliastra e Carbonia - Iglesias) e una provincia con tre città capoluogo (Barletta - Andria - Trani). Aosta, capoluogo regionale, è considerata anche capoluogo provinciale in quanto la regione svolge tali funzioni. Nelle 20 Regioni, di cui cinque a statuto speciale: Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino - Alto Adige e Sicilia, e nelle 2 Province autonome di Bolzano e Trento, dai dati pubblicati dal Ministero della Salute, risultano, nell’anno 2017, 101 Aziende sanitarie locali. La responsabilità del principale strumento di conoscenza su presenza e cambiamenti nella popolazione degli animali d’affezione presenti in città è l’Anagrafe degli animali d’affezione, quasi ovunque in capo alle Regioni, tramite i Servizi veterinari delle Aziende sanitarie locali, mentre solo in poche aree del Paese sono le Amministrazioni comunali a gestire l’anagrafe (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia). Questa separatezza nella gestione delle banche dati continua a produrre molti più svantaggi che benefici. Anche l’assenza di un’anagrafe nazionale obbligatoria per tutte le altre specie in possesso degli italiani come animali d’affezione, a partire dai gatti ma senza escluderne alcuna (furetti, conigli, criceti, ecc.), aumenta le difficoltà di prevedere, prevenire e correttamente fornire servizi e controlli ai cittadini che condividono la loro esistenza con dei pet.

Performance: macro aree di indagine, indicatori e pesi assegnati

Per indagare la sfida aperta dal cambiamento culturale e di abitudini di vita di larghissima parte della società italiana, avvenuta soprattutto negli ultimi due decenni, Legambiente, anche grazie al proficuo confronto con i rappresentanti di Istituzioni ed Enti patrocinanti il presente rapporto, ha costruito e inviato uno specifico questionario composto da 27 domande alle Amministrazioni comunali ed un altro specifico questionario composto da 20 domande alle Aziende sanitarie locali italiane. Le complesse informazioni direttamente ricevute dagli Enti pubblici citati sono così state raggruppate in macro aree di indagine, quattro per le Amministrazioni comunali e tre per le Aziende sanitarie locali. Per ognuna di queste macro aree sono stati individuati alcuni indicatori che potessero restituire la complessità sottesa a ciascuna delle macro aree.

Per le Amministrazioni comunali le macro aree sono quattro, 34 gli indicatori:

1) Quadro delle regole : rappresentato dai regolamenti comunali e dalle ordinanze sindacali che implementano e/o rafforzano la normativa vigente e/o articolano nuove e vecchie esigenze dei cittadini in ambito comunale; 9 sono gli indicatori considerati.

2) Risorse/Risultati : risorse economiche impegnate e risultati rispetto ad alcuni degli aspetti con maggior ricaduta su cittadini e pubblica amministrazione; 7 sono gli indicatori considerati.

3) Organizzazione/Servizi : strutture e servizi offerti ai cittadini; 12 sono gli indicatori considerati.

4) Controlli : organizzazione ed efficacia delle attività di controllo; 6 sono gli indicatori utilizzati.

Per le Aziende sanitarie locali le macro aree sono tre, 23 gli indicatori:

1) Risorse/Risultati : risorse economiche impegnate e risultati rispetto ad alcuni degli aspetti con maggior ricaduta su cittadini e pubblica amministrazione; 7 sono gli indicatori considerati.

2) Organizzazione/Servizi : strutture e servizi offerti ai cittadini; 9 sono gli indicatori considerati.

3) Controlli : organizzazione ed efficacia delle attività di controllo; 7 sono gli indicatori considerati.

Per ciascuno degli indicatori è stato quindi indicato l’obiettivo ottimale e la soglia minima per la valutazione dello stesso e, successivamente, assegnato il peso relativo a ciascun indicatore utile a compartecipare alla costruzione del punteggio totale il quale è stato infine correlato ad una valutazione complessiva della performance dell’Ente medesimo.

COMUNI - Quadro delle regole, 9 indicatori considerati:

  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina relativa alla corretta detenzione degli animali in città e la previsione di specifiche sanzioni per gli illeciti (ad es.: mancata anagrafe e/o rimozione escrementi, ecc.);
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina che preveda agevolazioni fiscali e/o sostegni economici a chi adotta cani e/o gatti presenti nelle strutture comunali;
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina finalizzata alla prevenzione e al contrasto del randagismo canino e felino tramite agevolazioni fiscali e/o sostegni economici (ad esempio, tramite convenzioni con Ordine dei medici veterinari) a favore di chi sterilizza il proprio cane e/o gatto e, viceversa, oneri fiscali per chi lo detiene non sterilizzato (capacità riproduttiva e conseguenti cucciolate);
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina relativa all’accesso degli animali d’affezione negli uffici e/o nei locali aperti al pubblico;
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina che faciliti e consenta il rispetto del vigente obbligo di legge di incenerimento e/o tumulazione e/o inumazione e/o cremazione degli animali d’affezione;
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina che preveda tratti di spiaggia libera in cui sia concesso recarsi con gli animali d’affezione e/o preveda la facoltà per i gestori di stabilimenti balneari di consentire l’accesso di animali d’affezione;
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina che rafforzi il contrasto alla detenzione e utilizzo di esche e bocconi avvelenati nel territorio comunale;
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina relativa ad arrivo e sosta di spettacoli (circhi e mostre itineranti) che utilizzano animali, con particolare riguardo agli aspetti relativi a benessere e sanità animale, sicurezza e incolumità pubblica.
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina relativa all’utilizzo di botti e fuochi pirotecnici, con particolare riguardo agli aspetti relativi a benessere, sicurezza e incolumità pubblica.

COMUNI - Risorse/risultati, 7 indicatori considerati:

  • Il rapporto fra la spesa dichiarata e il numero dei cittadini residenti;
  • Il rapporto fra il numero dei cittadini residenti e il numero di cani inscritti in anagrafe canina;
  • La percentuale di gatti sterilizzati tra quelli presenti nelle colonie feline;
  • Il rapporto tra i cani entrati nei canili e la sommatoria del numero dei cani dati in adozione, restituiti al proprietario e reimmessi nel territorio quali cani liberi controllati;
  • Il rapporto tra i gatti entrati nei gattili e la sommatoria del numero dei gatti dati in adozione, restituiti al proprietario e reimmessi in colonia felina;
  • Il rapporto tra l’estensione della superficie, in chilometri quadrati, del Comune e il numero delle aree verdi disponibili dedicate ai cani;
  • Il rapporto tra il numero di cittadini residenti e il numero delle aree verdi disponibili dedicate ai cani.

COMUNI - Organizzazione/servizi, 12 indicatori considerati:

  • L’indicazione del personale di riferimento dell’Ufficio e la completezza dei contatti;
  • La presenza, adeguatezza e strutturazione degli Uffici pubblici appositamente dedicati;
  • L’approccio proattivo dell’Ente in relazione alla promozione della sensibilizzazione, all’anagrafe canina e felina e alla formazione dei proprietari di cani mordaci;
  • La presenza, organizzazione e attività dei canili e/o gattili;
  • La presenza e il funzionamento dei canili rifugio;
  • La presenza e il funzionamento dei gattili;
  • La presenza e l’adeguatezza della gestione di cani liberi controllati;
  • La presenza del piano di monitoraggio delle colonie feline e la sua attuazione;
  • Le opportunità e la varietà di offerta in relazione al trasporto pubblico autorizzato anche in compagnia di animali d’affezione;
  • La presenza di una procedura d’intervento su richiesta dei cittadini che si imbattono in animali liberi non padronali in difficoltà;
  • Le conoscenze e la regolarità nell’aggiornamento delle informazioni relative alla composizione e distribuzione della biodiversità animale urbana;
  • La messa in atto di azioni per prevenire e ridurre i conflitti tra animali liberi e attività antropiche.

COMUNI - Controlli, 6 indicatori considerati:

  • L’applicazione di norme, regolamenti e ordinanze sindacali e le risultanze delle attività svolte;
  • La presenza in dotazione e il numero della strumentazione minima (lettori microchip) assegnati al personale dipendente;
  • La conoscenza aggiornata e l’adeguatezza delle informazioni relative all’anagrafe canina;
  • La conoscenza aggiornata e l’adeguatezza delle informazioni relative all’anagrafe felina;
  • La conoscenza aggiornata e l’adeguatezza delle informazioni su presenza, nel territorio di competenza, di strutture dedicate agli animali da compagnia;
  • La partecipazione al Tavolo per il contrasto delle esche avvelenate presso la Prefettura.

AZIENDE SANITARIE - Risorse/risultati, 7 indicatori considerati:

  • Il rapporto fra la spesa dichiarata e il numero dei cittadini residenti;
  • Il rapporto fra il numero dei cittadini residenti e il numero di cani inscritti in anagrafe canina;
  • La percentuale di gatti sterilizzati tra quelli presenti nelle colonie feline;
  • Il rapporto tra i cani entrati nei canili sanitari e la sommatoria del numero dei cani dati in adozione, restituiti al proprietario e reimmessi nel territorio quali cani liberi controllati;
  • Il rapporto tra i gatti entrati nei gattili sanitari e la sommatoria del numero dei gatti dati in adozione, restituiti al proprietario e reimmessi in colonia felina;
  • La partecipazione alle attività delle Amministrazioni comunali al fine di prevenire e ridurre i conflitti tra animali liberi e attività antropiche;
  • La partecipazione al Tavolo per il contrasto delle esche avvelenate presso la Prefettura.

AZIENDE SANITARIE - Organizzazione/servizi, 9 indicatori considerati:

  • L’indicazione del personale di riferimento dell’Ufficio, la completezza dei contatti e dei dati territoriali;
  • La presenza, adeguatezza e strutturazione degli Uffici pubblici appositamente dedicati;
  • L’approccio proattivo dell’Ente in relazione alla promozione dell’anagrafe canina e felina, della sterilizzazione di cani e gatti e alla formazione dei proprietari di cani mordaci;
  • La presenza, organizzazione e attività dei canili e/o gattili;
  • La presenza e il funzionamento dei canili sanitari;
  • La presenza e il funzionamento dei gattili sanitari;
  • La presenza e l’adeguatezza della gestione di cani liberi controllati;
  • La presenza del piano di monitoraggio delle colonie feline e la sua attuazione;
  • La presenza di una procedura d’intervento su richiesta dei cittadini che si imbattono in animali liberi non padronali in difficoltà.

AZIENDE SANITARIE - Controlli, 7 indicatori considerati:

  • La conoscenza aggiornata e l’adeguatezza delle informazioni su presenza, nel territorio di competenza, di strutture dedicate agli animali da compagnia;
  • L’applicazione di norme, regolamenti e ordinanze e le risultanze delle attività svolte;
  • La presenza in dotazione e il numero della strumentazione minima (lettori microchip) assegnati al personale dipendente;
  • La conoscenza dei dati sanitari dei Centri di Recupero per Animali operanti nel territorio di competenza;
  • Il monitoraggio dello stato sanitario degli animali selvatici sinantropi nel territorio di competenza;
  • La conoscenza aggiornata e l’adeguatezza delle informazioni relative all’anagrafe canina;
  • La conoscenza aggiornata e l’adeguatezza delle informazioni relative all’anagrafe felina.

Nella valutazione di alcuni degli indicatori per le Amministrazioni comunali si è tenuto conto di due fattori compensativi per i piccoli e i piccolissimi Comuni: il numero di abitanti e il grado di urbanizzazione, sulla base dei dati dell’ISTAT/Eurostat. E’ stato assegnato un fattore compensativo per i Piccolissimi Comuni (PIS), fino a 1.000 abitanti, e un differente fattore compensativo per i Piccoli Comuni (PIC), da 1001 a 5.000 abitanti. Anche per il grado di urbanizzazione 3, equivalente a “scarsamente popolato o rurale”, è stato assegnato un ulteriore fattore compensativo. Il punteggio compensativo massimo assegnabile è di 21,25 ai PIS e di 14,5 ai PIC.

Le quattro macro aree relative alle Amministrazioni comunali possono contribuire ciascuna per 25 punti, ad eccezione della macro area “Quadro delle Regole” che assegna 27 punti e, nel caso di Comuni con tratti costieri, lacuali o marini, può assegnare ulteriori tre punti in relazione alla presenza di regolamenti e/o ordinanze sindacali per la fruizione della costa. Il totale così composto risulta di massimo 102 punti, con la possibilità di giungere a 105 punti totali nel caso dei soli Comuni costieri.

Le tre macro aree relative alle Aziende sanitarie locali possono contribuire per un massimo di 30 punti le prime due, mentre la terza macro area, quella relativa ai Controlli, contribuisce per un massimo di 40 punti. Il totale così composto risulta di massimo 100 punti.

Al punteggio totale così ottenuto da ciascun Ente stata abbinata la valutazione della performance complessiva realizzata e, a seconda del punteggio raggiunto, queste le risultanti performance assegnate ai singoli Enti:

  • assenza di risposta → performance negativa ( per mancanza totale di informazione)

  • punteggio da 0 a 9,9 → performance pessima

  • punteggio da 10 a 19,9 → performance scarsa

  • punteggio da 20 a 29,9 → performance insufficiente

  • punteggio da 30 a 39,9 → performance sufficiente

  • punteggio da 40 a 49,9 → performance buona

  • punteggio da 50 a 69,9 → performance ottima

  • punteggio da 70 a 100/105 → performance eccellente

Analogamente e con la medesima proporzione è stata valutata la performance di ciascuna macro area per le Amministrazioni comunali e per le Aziende sanitarie locali.

Premio nazionale “Animali in Città” 2018

Legambiente, da quest’anno, ha deciso di assegnare il premio nazionale “Animali in Città” rivolto alle esperienze dei Comuni e delle Aziende sanitarie che hanno realizzato, coerentemente con l’analisi dei 34 indicatori per i Comuni e dei 23 indicatori per le Aziende sanitarie, i risultati migliori. La sfida per affrontare la complessa relazione con gli animali in città, sia padronali che vaganti, sia domestici che selvatici, è frutto di molti fattori e attori e, per questo, Legambiente ha condiviso, con tutte le Istituzioni patrocinanti il rapporto nazionale, e quindi scelto di puntare sull’analisi della complessità, piuttosto che su elementi puntuali, per riconoscere e premiare i passi avanti.

Dall’analisi dei dati ricevuti dai Comuni, i premiati del VII rapporto nazionale sono:

  • Prato, Terni e Napoli, in quanto primo, secondo e terzo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 34 indicatori considerati, tra tutti i 1.200 comuni che hanno fornito dati;
  • Livorno, quale primo miglior risultato nella valutazione dei 9 indicatori relativi al quadro delle regole, tra tutti i 1.200 comuni che hanno fornito dati;
  • Murialdo (SV), quale primo miglior risultato nella valutazione dei 7 indicatori relativi al quadro per la gestione di risorse/risultati, tra tutti i 1.200 comuni che hanno fornito dati;
  • Napoli, quale primo miglior risultato nella valutazione dei 12 indicatori relativi al quadro dell’organizzazione/servizi offerti al cittadino, tra tutti i 1.200 comuni che hanno fornito dati;
  • Modena, quale primo miglior risultato nella valutazione dei 6 indicatori relativi al quadro dei controlli, tra tutti i 1200 comuni che hanno fornito dati;
  • Villa Lagarina (TN), quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 34 indicatori considerati, tra tutti i piccoli Comuni, con popolazione sotto i 5mila abitanti, che hanno fornito i dati;
  • Pieve Emanuele (MI), quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 34 indicatori considerati, tra tutti i medio-piccoli Comuni, con popolazione tra 5 e 15mila abitanti, che hanno fornito i dati;
  • Cervia (RA), quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 34 indicatori considerati, tra tutti i medi Comuni, tra 15 e 100mila abitanti, che hanno fornito i dati;
  • Prato, quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 34 indicatori considerati, tra i tutti medio-grandi Comuni, tra 100 e 200mila abitanti, che hanno fornito i dati;
  • Verona, quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 34 indicatori considerati, tra tutti i grandi Comuni, tra 200 e 500mila abitanti, che hanno fornito i dati;
  • Napoli, quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 34 indicatori considerati, tra tutte le metropoli, oltre 500mila abitanti, che hanno fornito i dati.

Dall’analisi dei dati ricevuti dalla Aziende sanitarie, i premiati del VII rapporto nazionale sono:

  • ASL Napoli 1 Centro, ATS Montagna e ASL di BT, in quanto primo, secondo e terzo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 23 indicatori considerati, tra tutte le 66 aziende sanitarie che hanno fornito dati;
  • ASL di Vercelli, quale primo miglior risultato nella valutazione dei 7 indicatori relativi al quadro di risorse/risultati, tra tutte le 66 aziende sanitarie che hanno fornito dati;
  • ASL Napoli 1 Centro, quale primo miglior risultato nella valutazione dei 9 indicatori relativi al quadro dell’organizzazione/servizi, tra tutte le 66 aziende sanitarie che hanno fornito dati;
  • ATS Montagna, quale primo miglior risultato nella valutazione dei 7 indicatori relativi al quadro dei controlli, tra tutte le 66 aziende sanitarie che hanno fornito dati;
  • ASL di Vercelli, quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 23 indicatori considerati, tra tutte le piccole Aziende, sotto i 200mila abitanti, che hanno fornito dati;
  • ATS Montagna, quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 23 indicatori considerati, tra tutte le medio-piccole Aziende, tra 200 e 500mila abitanti, che hanno fornito dati;
  • ASL Napoli 1 Centro, quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 23 indicatori considerati, tra tutte le medio-grandi Aziende, tra 500 e 1milione di abitanti, che hanno fornito dati;
  • ATS di Brescia, quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva tra tutte le grandi Aziende, oltre 1milione di abitanti, che hanno fornito dati.

Il VII rapporto nazionale: dati complessivi emersi

Al questionario inviato da Legambiente, che dal VI rapporto è rivolto a tutte le Amministrazioni comunali italiane, hanno risposto in modo completo 1.200 Amministrazioni comunali, il 15% del campione complessivo contattato, corrispondente alle amministrazioni responsabili per i servizi di 19.761.516 cittadini, di cui 73 Comuni capoluogo di provincia, ossia il 62,4% dei Comuni capoluogo.

Dalle Aziende sanitarie locali sono pervenute risposte in modo completo da 66 Aziende sanitarie ossia il 65% del campione contattato, corrispondenti alle aziende responsabili dei servizi per ben 4.431 tra Comuni e/o Circoscrizioni e a 33.688.130 cittadini.

L’analisi dei dati trasmessi, relativi all’anno 2016, è stata effettuata solo per gli Enti che hanno risposto in modo completo al questionario, e in premessa si può evidenziare che delle Amministrazioni comunali il 66% ha dichiarato di aver attivato l’assessorato e/o l’ufficio appositamente dedicato al settore, mentre il 74% delle Aziende sanitarie locali che ha risposto ha dichiarato di avere almeno il canile sanitario e/o l’ufficio di igiene urbana veterinaria (in 5 casi anche l’ospedale veterinario) appositamente dedicati. In tali strutture le Amministrazioni comunali dichiarano di impegnare complessivamente 1.324 unità di personale, in media 1,1 unità a città, corrispondenti a circa 8.800 unità dedicate nei Comuni italiani, mentre le Aziende sanitarie locali complessivamente 525 unità di personale, quindi in media 7,9 unità per azienda, corrispondenti a 800 unità dedicate nelle aziende sanitarie.

Teoricamente due terzi dei Comuni e tre quarti delle Aziende sanitarie dovrebbero essere in condizioni di dare buone se non ottime risposte alle esigenze dei cittadini e dei nostri amici pelosi, piumosi o squamati, invece ancor oggi meno di un decimo (circa il 9%) delle Amministrazioni comunali raggiunge una performance almeno sufficiente e solo la metà (il 53%) delle Aziende sanitarie locali fa lo stesso. Il resto o non risponde o mostra una performance da insufficiente in giù (fino a pessima).

In particolare, tra le Amministrazioni comunali raggiungono, complessivamente, una performance sufficiente, ossia almeno 30 punti su 102/5, 107 città sulle 1.200 che hanno risposto in modo completo, pari al 9% del campione, di cui con una performance buona, ossia almeno 40 punti su 102/5, 10 città, lo 0,8% del campione, e solo 2 città, Prato (189.942) e Terni (114.229), superano i 50 punti su 102/5, lo 0,2% che raggiunge quindi una performance ottima.

Tra le Aziende sanitarie raggiungono, complessivamente, una performance sufficiente, ossia almeno 30 punti su 100, 35 aziende sanitarie su 66 che hanno risposto, pari al 53% del campione, di cui con una performance buona, ossia almeno 40 punti su 100, 9 aziende sanitarie, pari al 13,6% del campione, mentre solo 4 aziende sanitarie, ASL Napoli 1 Centro (1.060.000), ATS Montagna (336.555), ASL BT (400.000) e ASL Savonese (279.408), superano i 50 punti su 100, il 6% del campione, che raggiunge quindi un performance ottima.

Il VII rapporto nazionale: Amministrazioni comunali, dati per macroaree

La lettura dei risultati raggiunti nel 201 nelle singole macro aree fa emergere ulteriori elementi utili in riferimento ai Comuni che, in ciascuna macro area, ha raggiunto una performance sufficiente .

Amministrazioni comunali :

  • Rispetto al Quadro delle Regole (regolamenti comunali e/o orOggi nelle aree urbane, dove vive la maggior parte della popolazione, si giocano alcune delle principali sfide del Paese ed anche quella per rinnovare la complessa e plurale relazione con gli animali si vince o si perde nelle città. Il quadro che emerge dal VII rapporto nazionale rimarca l’urgenza di una visione e di una strategia condivisa tra i diversi attori istituzionali maggiormente responsabili di tali aspetti: Amministrazioni comunali, Regioni e Governo, anche e soprattutto per costruire un’effettiva conoscenza del mondo animale, superare la conseguente scarsa educazione all’esigenze di coesistenza con gli animali in città e l’insufficiente consapevolezza delle responsabilità individuali dei cittadini per poter giungere a condizioni di effettivo benessere degli altri esseri senzienti e di civile convivenza.dinanze sindacali) relative agli animali, raggiungono una performance sufficiente, ossia almeno 7,94 punti, 63 città, pari al 5,25% del campione; tra queste, 16 città raggiungono una performance buona, ossia tra 10,58 e 13,22 punti, pari al 1,33% del campione, mentre 9 città raggiungono una performance ottima, ossia tra 13,23 e 18,52 punti, pari all’0,75% del campione, e infine nessuna città raggiunge una performance eccellente, ossia tra 18,53 e 27 punti.

  • Rispetto alle Risorse impegnate e Risultati ottenuti in alcuni elementi chiave, raggiungono una performance sufficiente, ossia almeno 7,35 punti, ben 677 città, pari al 56,42% del campione; tra queste, 248 città raggiungono una performance buona, ossia tra 9,8 e 12,25 punti, pari al 20,67% del campione, mentre 107 città raggiungono una performance ottima, ossia tra 12,26 e 17,15 punti, pari all’8,9% del campione, e infine solo 5 città, Murialdo (SV) (811), Santa Sofia (FC) (4277), Caorso (PC) (4853), Sant’Angelo Lomellina (PV) (857) e Pramollo (TO) (236), raggiungono una performance eccellente, ossia tra 17,16 e 25 punti, pari allo 0,42% del campione totale.

  • Rispetto all’ Organizzazione delle strutture e i Servizi offerti al cittadino raggiungono una performance sufficiente, ossia almeno 7,35 punti, 483 città, pari al 40,25% del campione; tra queste, 101 città raggiungono una performance buona, ossia tra 9,8 e 12,25 punti, pari all’8,42% del campione, mentre 40 città raggiungono una performance ottima, ossia tra 12,26 e 17,15 punti, pari al 3,33% del campione, e infine solo 4 città, Napoli (985.450), Terni (114.229), Prato (189.942) e Correggio (RE) (25.180), raggiungono una performance eccellente, ossia tra 17,16 e 25 punti, pari allo 0,33% del campione totale.

  • Rispetto alle attività di Controllo ed alla sua organizzazione ed efficacia, raggiungono una performance sufficiente, ossia almeno 7,35 punti, 139 città, pari al 11,58% del campione; tra queste, 38 città raggiungono una performance buona, ossia tra 9,8 e 12,25 punti, pari al 3,17% del campione, mentre 8 città raggiungono una performance ottima, ossia tra 12,26 e 17,15 punti, pari all’0,67% del campione, e infine nessuna città arriva ad una performance eccellente, ossia tra 17,16 e 25 punti.

Il VII rapporto nazionale: Aziende sanitarie locali, dati per macroaree

La lettura dei risultati raggiunti nel 2016 nelle singole macro aree fa emergere ulteriori elementi utili in riferimento alle Aziende che, in ciascuna macro area, ha raggiunto una performance sufficiente .

Aziende sanitarie locali :

  • Rispetto alle Risorse impegnate ed ai Risultati ottenuti in alcuni elementi chiave, raggiungono una performance sufficiente, ossia almeno 9 punti, 19 aziende sanitarie, pari al 28,78% del campione; tra queste, 7 aziende sanitarie raggiungono una performance buona, ossia tra 12 e 15 punti, pari al 10,6% del campione, mentre nessuna azienda sanitaria raggiunge una performance ottima, ossia tra 15 e 21 punti, e, ovviamente, nessuna arriva ad una performance eccellente, ossia tra 21 e 30 punti.

  • Rispetto all’Organizzazione delle strutture e i Servizi offerti al cittadino, raggiungono una performance sufficiente, ossia almeno 9 punti, 53 aziende sanitarie, pari al 80,3% del campione; tra queste, 16 aziende sanitarie raggiungono una performance buona, ossia tra 12 e 15 punti, pari al 24,24% del campione, mentre 20 aziende sanitarie raggiungono una performance ottima, ossia tra 15 e 21 punti, pari al 30,3% del campione, e infine solo 1 azienda sanitaria, Napoli 1 Centro (982.940), arriva ad una performance eccellente, ossia tra 21 e 30 punti, pari all’1,51% del campione.

  • Rispetto alle attività di Controllo ed alla sua organizzazione ed efficacia, raggiungono una performance sufficiente, ossia almeno 12 punti, 36 aziende sanitarie, pari al 50% del campione; tra queste, 9 aziende sanitarie raggiungono una performance buona, ossia tra 16 e 20 punti, pari al 13,64% del campione, mentre solo 4 aziende sanitarie, ATS Montagna (336.555), Napoli 1 Centro (982.940), Modena (701.078) e Savonese (279.408), raggiungono una performance ottima, ossia tra 20 e 28 punti, pari al 6,06% del campione, e infine nessuna azienda sanitaria arriva ad una performance eccellente, ossia tra 28 e 40 punti.

Il VII rapporto nazionale: Costi sostenuti dalle P. A.

Partiamo dai costi sostenuti, sulla base di quanto dichiarato da Amministrazioni comunali e Aziende sanitarie locali, per i servizi ai cittadini e gli amici a quattro zampe nel corso del 2016

Amministrazioni comunali : la spesa pubblica dichiarata da 767 sulle 1.200 Amministrazioni comunali che hanno risposto in modo completo al questionario, corrispondenti a 20.805.306 cittadini, ammonta a 57.644.887,00 euro/anno nel 2016, con un costo medio di 2,77 euro/cittadino . Quindi la spesa stimata per tutte le 7.998 Amministrazioni comunali italiane (popolazione 60.483.973) equivale a 167.540.605,00 euro/anno 2016.

I cinque Comuni che dichiarano di spendere di più sono, in ordine decrescente, Spigno Saturnia (LT) con 47,69 euro/cittadino, Murialdo (SV) (44,39), Braies (BZ) (42,74), Camburzano (BI) (41,89) e Briga Alta (CN) (34,06).

I cinque Comuni che dichiarano di spendere meno sono Villa Lagarina (TN) con 0,01 centesimi/cittadino, Salgareda (TV) (0,02), Broni (PV) (0,02), Seren del Grappa (BL) (0,03) e Canzo (CO) (0,03).

Aziende sanitarie locali : la spesa dichiarata da 32 sulle 66 Aziende sanitarie locali che hanno risposto al questionario, corrispondenti a 17.010.879 cittadini, fornendo solo alcuni dei costi del settore sostenuti nel 2016, è per una somma di 14.334.056,0 euro/anno, con un costo medio di 0,84 euro/cittadino. Pertanto, basandosi su questo valore, la spesa di settore stimata, per il 2016, per tutte le Aziende sanitarie italiane (popolazione 60.483.973) è di 50.806.537,00 euro/anno.

La spesa pubblica italiana del settore, nel 2016, che è prevalentemente riferita alla “gestione” della popolazione canina nei contesti urbani, sostenuta da Amministrazioni comunali e Regioni tramite i Servizi veterinari delle Aziende sanitarie), al netto dei contenziosi (ad es.: incidenti stradali e/o danni all’allevamento causati da cani vaganti) e dei fondi statali, è stimabile in 218.347.142,00 euro, pari a 3,5 volte la somma impegnata in Italia per tutti i 23 Parchi nazionali italiani (61.613.519,00 euro, riparto 2016) oppure a 120 volte la somma impegnata in Italia per tutte le 27 Aree marine protette (1.785.000,00 euro, riparto anno 2016).

Il VII rapporto nazionale: Gestione canili

La gran parte degli attuali costi è assorbita nella gestione dei cani presso i canili rifugio, strutture indispensabili per il modello attuale, ma oggettivamente fallimentari rispetto ad obiettivi credibili tanto di benessere animale che di contenimento dei costi a carico delle pubbliche amministrazioni. Condiviso da tutti che sono e saranno essenziali canili sanitari in numero adeguato e strettamente correlato alla popolazione umana, è possibile ripensare un modello che possa prevenire sino a giungere alla scomparsa dei canili rifugio? I numeri ed i costi di oggi dicono che la sua ricerca attiva è ormai improcrastinabile.

Amministrazioni comunali – I Comuni dichiarano di spendere il 95% del bilancio destinato al settore per la gestione dei canili, ossia circa 159.163.575,00 di euro della spesa stimata per il 2016 sono stati destinati ai soli canili. Le Amministrazioni comunali dichiarano di gestire queste strutture in proprio nel 3,2% dei casi, tramite ditte o cooperative con appalto pubblico nel 30,53% dei casi e tramite Associazioni in convenzione nel 46,1% dei casi.

Aziende sanitarie locali – Nel caso delle Aziende sanitarie, per le quali è più incerta la stima dei costi effettivi sostenuti per la cosiddetta gestione non sanitaria dei canili sanitari, emerge che questa viene effettuata, con modalità intregrate, in proprio nel 39,39% dei casi, tramite ditte o cooperative con appalto pubblico nel 45,45% dei casi e tramite Associazioni in convenzione o con bando nel 63,63% dei casi.

Il VII rapporto nazionale: Strutture dedicate agli animali d’affezione

Le Amministrazioni comunali unitamente alle Aziende sanitarie sono tenute ai controlli e al rilascio delle diverse autorizzazioni alle strutture e ai luoghi dedicati ai servizi agli animali d’affezione (e ai loro detentori/proprietari). Per intendersi, parliamo di canili, colonie feline, oasi feline, aree urbane per cani, pensioni per cani e gatti, campi di educazione e addestramento cani, allevamenti, ecc.. Sapranno quante e dove siano nel territorio di loro competenza e faranno i necessari controlli?

Amministrazioni comunali - Emerge che solo 1/5 dei Comuni italiani dichiara di sapere quante siano, ossia il 28,33% per l’esattezza e, dai dati forniti, risulterebbero presenti almeno: 181 canili sanitari, 73 gattili sanitari, 238 canili rifugio, 62 oasi feline, 18.122 o 16.542 colonie feline (in due domande differenti del medesimo questionario le risposte ricevute dalle Amministrazioni comunali variano incomprensibilmente), 1.369 aree urbane per cani, 152 pensioni per cani, 169 allevamenti di cani, 201 campi di educazione e addestramento cani.

Aziende sanitarie locali - Dai dati ricevuti emerge che l’89,39% delle aziende sanitarie dichiara di conoscerne in numeri e, nel territorio di loro competenza, risulterebbero complessivamente presenti: 215 canili sanitari su cui avrebbero effettuato 5.705 controlli nel 2016, 45 gattili sanitari su cui avrebbero effettuato 620 controlli, 343 canili rifugio su cui avrebbero effettuato 2.677 controlli, 17 oasi feline su cui avrebbero effettuato 29 controlli, 31.463 colonie feline su cui avrebbero effettuato 1.705 controlli, 292 aree urbane per cani su cui avrebbero effettuato 69 controlli, 480 pensioni per cani su cui avrebbero effettuato 386 controlli, 517 allevamenti di cani su cui avrebbero effettuato 296 controlli, 224 campi di educazione e addestramento cani su cui avrebbero effettuato 71 controlli e 178 altre tipologie di strutture su cui avrebbero effettuato 88 controlli.

Il VII rapporto nazionale: Colonie feline

Le corretta gestione delle colonie feline è uno degli elementi che facilita il buon rapporto con gli animali in città o che, al contrario, può ingenerare frequenti conflitti (con i cani vaganti, per le continue cucciolate in strada in caso di mancata sterilizzazione, per questioni igienico-sanitarie, ecc.). Va detto che il 100% dei contesti urbani ha gatti liberi più o meno “autorganizzati” in colonie: cosa sanno e cosa fanno Amministrazioni comunali e Aziende sanitarie locali al riguardo?

Amministrazioni comunali - Solo il 24,4% dei Comuni dichiara di monitorare le colonie feline presenti nel proprio territorio e da questi monitoraggi risulterebbero ben 16.542 colonie, con oltre 139.863 gatti e 10.484 cittadini impegnati (comunemente noti con l’appellativo di gattare/i). In numeri assoluti, in ordine decrescente, dichiarano: Napoli 1.672 colonie per 25.543 gatti e 1.300 gattare/i (1 cittadino ogni 19,6 gatti), Torino 1.153 colonie per 21.907 gatti e 768 gattare/i (1 cittadino ogni 28,5 gatti), Milano 1.070 colonie per 16.000 gatti e 1.070 gattare/i (1 cittadino ogni 14,9 gatti), Prato 947 colonie per 3.900 gatti e 522 gattare/i (1 cittadino ogni 7,5 gatti). Invece, considerando i numeri relativi al numero dei cittadini residenti le Amministrazioni comunali che risultano più amanti dei gatti (registrati in anagrafe) sono: Castellar (CN) con 1 gatto ogni 3 cittadini, La Maddalena (OT) con 1 gatto ogni 5 cittadini, Mondovì (CN) con 1 gatto ogni 6 cittadini, Menfi (AG) con 1 gatto ogni 8 cittadini, Curtatone (MN) e Agugliano (AN) con 1 gatto ogni 10 cittadini.

Aziende sanitarie locali – Solo l’82% delle Aziende sanitarie dichiara di monitorare le colonie feline presenti nel proprio territorio e da questi monitoraggi risulterebbero 30.851 colonie per 256.339 gatti. In numeri assoluti, in ordine decrescente, dichiarano: ASL Napoli 1 Centro 1.672 colonie per 25.543 gatti e 1.321 gattare/i, ATS Montagna 1.490 colonie per 9.167 gatti e 1.264 gattare/i, ASL Asolo 885 colonie per 9.915 gatti e 25 gattare/i, ASL Caserta 793 colonie per 3.076 gatti e 793 gattare/i. Invece, confrontando i numeri relativi al numero dei cittadini residenti le Aziende sanitarie locali che risultano più amanti dei gatti (registrati in anagrafe) sono: ATS Montagna con 1 gatto ogni 48 cittadini, AUSL Umbria n.1 con 1 gatto ogni 57 cittadini, ASL Napoli 1 Centro con 1 gatto ogni 72 cittadini, ASL Lanciano-Vasto-Chieti con 1 gatto ogni 129 cittadini.

Il VII rapporto nazionale: Anagrafe canina

L’anagrafe canina, unica anagrafe animale ad oggi obbligatoria per gli animali in città, è di competenza delle Aziende sanitarie locali, eccezion fatta per le regioni Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia dove i Comuni hanno, per legge regionale, obbligo di tenere l’anagrafe canina. È evidente che non siano differenti attitudini dei cittadini verso i cani nelle diverse regioni italiane a produrre una maggiore o minore presenza di animali iscritti in anagrafe canina quanto, soprattutto, un più completo lavoro di anagrafe canina a far emergere una proporzione diversa nei differenti territori. La conoscenza, sempre attualizzata, di numeri e distribuzione di cani nel territorio di propria competenza è una delle precondizioni essenziali sia per le Amministrazioni comunali che per le Aziende sanitarie per pianificare e programmare al meglio la pluralità di risposte e servizi necessari ai cittadini e ai loro amici. Compresi gli ovvi controlli per il rispetto delle norme.

Amministrazioni comunali - Dall’indagine è emerso che 414 (il 34,5%) dei Comuni dichiara di conoscere il numero complessivo dei cani iscritti in anagrafe canina nel proprio territorio, pari a 1.439.827 cani, e 355 Comuni (il 29,58%) di conoscere il numero delle nuove iscrizioni avvenute nell’anno 2016, pari a 106.941 cani. In media, rispetto alle Amministrazioni comunali che hanno fornito il dato risulta 1 cane ogni 175,3 cittadini residenti. I dati di dettaglio mostrano però le differenze e il livello, talvolta infimo, di anagrafe canina ancor oggi attuata.

In negativo: Campi Bisenzio (FI) con 1 cane ogni 4907 residenti, Cassago Brianza (LC) con 1 cane per 4422 residenti (che vuol dire un solo cane in tutto il paese), Assago (MI) (1 ogni 4.052), Orsago (TV) (1 ogni 3.973), Serra de Conti (AN) (1 ogni 3.759), Bagnolo San Vito (MN) (1 ogni 3.044). Tra le città capoluogo c’è Frosinone (1 ogni 476).

In positivo: Correggio (RE), Agliano Terme (AT) e Oyace (AO) con 1 cane ogni cittadino, Bentivoglio (BO), Forlimpopoli (FC) e Predappio (FC) con 1 cane ogni 2 cittadini. Infine, le prime tra le città capoluogo sono Macerata, Sassari e Terni con 1 ogni 3 cittadin.

Aziende sanitarie locali – E’ emerso che il 91% delle Aziende sanitarie dichiara di conoscere il numero complessivo dei cani iscritti in anagrafe canina nel proprio territorio, pari 4.805.267 cani, e l’87,87% di conoscere il numero delle nuove iscrizioni avvenute nell’anno 2016, pari a 406.047 cani. In media, rispetto alle Aziende sanitarie che hanno fornito il dato, risulta 1 cane ogni 6,12 cittadini residenti. I dati di dettaglio mostrano però le differenze e il livello, talvolta infimo, di anagrafe canina ancor oggi attuata.

n negativo: ASL Foggia con 1 cane ogni 16,98 cittadini, ATS Pavia (1 ogni 16,9), ASL Rieti (1 ogni 15), ASL Napoli 1 Centro (1 ogni 13,67), ASL Caserta (1 ogni 13,09).

In positivo: ASL Asti con 1 cane ogni 1,62 cittadini, ASL Alto Friuli (1 ogni 2,25), AUSL della Romagna (1 ogni 2,52), ASL Umbria 1 (1 ogni 2,83), ASL Oristano (1 ogni 3,01).

Il VII rapporto nazionale: Cani vaganti

I cani vaganti, siano essi padronali o randagi, coincidono con il principale elemento di conflittualità e sofferenza nell’ambito degli animali d’affezione ed il più significativo costo economico a carico della collettività. Ogni qual volta viene preso un cane vagante quale risultato raggiungono i diversi territori italiani tra restituzioni ai proprietari, adozioni e/o reimmissioni come cani liberi controllati? Ossia, quanti ne rimangono a soffrire e a carico della collettività nei canili rifugio?

Amministrazioni comunali - In media, nei Comuni, nel 2016 ogni 4 cani catturati 3 hanno trovato felice soluzione tra restituiti ai proprietari, dati in adozione e/o reimmessi come cani liberi controllati, con un rapporto di 1,1. Anche in questo caso i dati di dettaglio dichiarati mostrano situazioni molto differenti.

In negativo: Gela (CL) dove ogni 52 cani catturati trova positiva soluzione 1 cane, Piedimonte Etneo (CT) (1 su 40), Crotone (1 su 8,3), Monte Castello di Vibo (PG) (1 su 8), Cammarata (AG) (1 su 8), Aiello del Sabato (AV) (1 su 7,5).

In positivo: Sala Baganza (PR) e Torrice (FR) dove a fronte della registrazione di 1 cane catturato hanno trovato soluzione a 15 cani, Lariano (RM) (1 catturato e 11 ricollocati), Marmirolo (MN) (1 catturato e 10 ricollocati), Cesate (MI) (2 catturato e 11 ricollocati). Tra le città capoluogo le prime sono Siena e Cremona (1 catturato e 2 ricollocati).

Aziende sanitarie locali - In media, anche nelle Aziende sanitarie, nel 2016 ogni 4 cani catturati 3 hanno trovato felice soluzione tra restituiti ai proprietari, dati in adozione e/o reimmessi come cani liberi controllati, con un rapporto di 1,12. Anche in questo caso i dati di dettaglio dichiarati mostrano situazioni molto differenti.

In negativo: ASL Lanciano-Vasto-Chieti dove ogni 3 cani catturati 1 trova positiva soluzione, ASSL Cittadella (2,6 entrano 1 esce), ASL Caltanissetta (2,6 entrano 1 esce), ASL Catania (2,4 entrano 1 esce), ASL Caserta (2,3 entrano 1 esce).

In positivo: USSL Veneto Orientale dove per 1 cane catturato trovano soluzione a più di 3 cani, ASL BT (1 entra quasi 2 escono), ASL Roma 4 (1 entra quasi 2 escono), USL Bologna (1 entra più di 1 esce), ASL Torino 3 (1 entra 1 esce).

Il VII rapporto nazionale: Cani liberi controllati

L’altro indicatore di una gestione pubblica meno onerosa, più partecipata (come avviene con i cittadini che partecipano alla cura delle colonie feline) e con un maggior grado di libertà per gli animali non padronali è la presenza dei cosiddetti cani di quartiere o liberi controllati. Indispensabile però una costruttiva condivisione di responsabilità e oneri tra Amministrazione comunale, ASL e cittadini incaricati al fine di una piena e positiva accettazione sociale, mentre scarsissime sono le possibilità di successo in assenza di un equilibrio tra il numero dei cani, il numero dei cittadini specificamente incaricati e la distribuzione delle presenze in aree idonee ad accogliere i cani.

Amministrazioni comunali - Tali esperienze sono presenti in 1 Comune su 12 (nell’8% dei casi) e benché vi siano similitudini con l’approccio di gestione delle colonie feline questo è un indicatore che manifesta una correlazione con la collocazione geografica delle Amministrazioni comunali. In generale, i Comuni che hanno dichiarato di avere cani liberi controllati sono nel 94% dei casi al Sud e Isole, nel 6% al Centro e in zero casi al Nord Italia. Sono stati dichiarati complessivamente 2.942 cani liberi controllati, con 2.447 cittadini specificamente impegnati. Al primo posto Catania con 719 cani, Napoli (317 cani), Potenza (288), Palma Campania (NA) (115), Orosei (NU) (100 cani).

Aziende sanitarie locali – Anche le Aziende sanitarie confermano che tali esperienze sono presenti in meno di 1 territorio su 5 (nel 22,72% dei casi), 16 aziende (il 24%) dichiarano di conoscere i numeri dei cani reimmessi e 10 (il 15%) il numero dei cittadini incaricati.

Il VII rapporto nazionale: Controlli

Anche la regola migliore necessita di un adeguato e regolare controllo senza il quale dopo pochissimo tempo se ne vanifica praticamente del tutto l’efficacia, minando alla base la crescita civile di una comunità. Rispetto, ad esempio, alla mancata ottemperanza dell’anagrafe canina (sanzione dai 77,47 ai 232,41 euro) o alla raccolta degli escrementi canini (sanzione dai 50,00 ai 300,00 euro) i dati dichiarati per la registrazione in anagrafe da molti territori dà il polso della frequenza con cui si può imbattere in tale infrazione chi esercita i controlli, mentre nel secondo caso, prendendo ad esempio due grandi città, come Napoli e Roma, è esperienza diffusa tra i pedoni la frequenza e regolarità con cui incontrano la presenza di escrementi di cane sulla propria strada. Infine, sempre a proposito di sanzioni, in casi di maltrattamento di animali, le sanzioni penali vanno dai 5.000,00 fino ai 30.000,00 euro.

Amministrazioni comunali Poco meno di 1 Comune su 3 (il 29,67%) ha effettuato specifici controlli e il 38,08% dichiara di aver dotato il proprio personale di lettore microchip (semplice ma indispensabile strumento per leggere la “targa” del cane, il microchip). Andando a vedere quanti sono i lettori di microchip che i Comuni dichiarano di aver dato in uso al personale ne risultano 669, ossia in media 1,46 per ciascuna delle 457 Amministrazioni comunali che li hanno dichiarati. Interessante è il numero dei controlli effettuati nel 2016, ben 10.920 in totale e l’importo delle somme recuperate attraverso le specifiche sanzioni amministrative emesse (2.399) ammontano, nel 2016, a 172.129 euro. Di queste somme ben il 78,58%, ossia 135.265 euro, sono state frutto di sanzioni elevate in sole cinque città: Prato, Palermo, Massa, Bari e Vicenza.

Aziende sanitarie locali – I due terzi delle Aziende sanitarie locali dichiarano di intervenire per il rispetto delle regole e il contrasto del maltrattamento degli animali (69,69% e praticamente quasi tutte dichiarano di aver fornito di lettori microchip il proprio personale (84,84% per un numero complessivo di 838 lettori, ossia in media 14,96 lettori per le 56 aziende sanitarie che li hanno dichiarati. Ma i numeri dichiarati relativi alle sanzioni dicono altro: in totale 8.617 controlli effettuati nel 2016 e la somma di 160.715 euro di sanzioni, di cui ben il 58,25%, ossia 93.617 euro, frutto di sanzioni elevate in sole cinque ASL ATS Insubria (Varese e Como), ASL Napoli 3 Sud, ATS Brianza (Monza e Lecco), ATS Brescia e ASL Toscana Sud Est.

Il VII rapporto nazionale: Animali selvatici in difficoltà

Una situazione sempre più frequente riguarda il ritrovamento da parte dei cittadini di animali selvatici in difficoltà, feriti o debilitati o abbandonati, ad esempio dal rondone caduto dal nido, alla testuggine o all’iguana abbandonate da qualche scriteriato, ma il cittadino che chiama l’Ufficio comunale e/o dell’ASL competente avrà indicazioni sul da fare e/o vi sarà il loro intervento?

Amministrazioni comunali In poco più di 1 Comune capoluogo su 2 (il 52,33% dei casi) riceveremo informazioni su a chi rivolgersi e, nello specifico, le risposte, spesso plurime, rinvieranno nel 52,3% dei casi alle ASL, nel 34,75% alla Polizia municipale, nel 24,6% al Corpo Forestale dello Stato o Regionale, nel 23,3% alle Associazioni di protezione degli animali, nel 19,25% alla Polizia Provinciale, nel 5,3% dei casi ad una ditta privata, nel 4,5% ai Vigili del Fuoco. I contatti per chiamare un Centro per il recupero degli animali selvatici li fornisce poco più di 1 Amministrazione comunale su 9 (nell’11,3% dei casi), sapendo dare risposta nel 11% dei casi di ritrovamento di un uccello ferito, nel 5,58% dei casi di ritrovamento di un mammifero ferito, nel 2,2% dei casi di ritrovamento di un animale marino ferito, nel 2% dei casi di ritrovamento di animale esotico ferito.

Aziende sanitarie locali – Nel caso delle Aziende sanitarie locali meno di 1 su 2 da risposta (il 48,48% dei casi) dichiarando di intervenire con proprio personale e, chi lo fa, ha registrato interventi diretti su 3.574 animali selvatici nel corso del 2016. Le ASL rinviano nel 53,03% dei casi alla Polizia provinciale, nel 50% al Corpo Forestale dello Stato o Regionale, nel 40,9% alla Polizia Municipale, nel 30,3% alle Associazioni di protezione degli animali, nel 13,63% ai Vigili del Fuoco o ad una ditta privata. Dichiara di gestire direttamente o di avere contatto con un Centro per il recupero degli animali selvatici meno di 1 ASL su 2 (il 40,9%), sapendo dare i riferimenti nel 40% dei casi di ritrovamento di un uccello ferito, nel 28,78% dei casi di ritrovamento di un mammifero ferito, nell’15,15% dei casi di ritrovamento di un animale marino e nel 12,12% di un animale esotico. Solo il 9% delle ASL dichiara di conoscere i dati sanitari degli animali ricoverati presso i Centri di recupero, risultando loro il ricovero in tali centri di ben 7.501 animali selvatici nel corso del 2016.

Il VII rapporto nazionale: Biodiversità urbana

Ancora inferiore risulta il livello di conoscenza della biodiversità animale che abita sempre più spesso i territori urbanizzati, importante tanto quanto valore naturale da promuovere che come nuove esigenze, anche sanitarie, con cui correttamente convivere. Questa conoscenza è inoltre la necessaria premessa per le migliori azioni di prevenzione al fine di ridurre conflitti e danni, anche in termini di zoonosi, che sono di gran lunga molto più costosi e dolorosi se non prevenuti. Ad esempio, salverebbe molte vite umane conoscere dove è più opportuno realizzare un sovra o sottopasso stradale al fine di evitare o ridurre drasticamente il rischio di incidenti automobilistici con animali selvatici e/o vaganti.

Amministrazioni comunali In generale solo il 3,9% dei Comuni, meno di 4 su 100, ha una mappatura delle specie animali presenti, avendo svolto, nel proprio territorio, studi nel 3,9% dei casi su avifauna, nel 3% dei casi su mammalofauna, nel 1,58% dei casi su erpetofauna, nel 1,5% dei casi su entomofauna e fauna alloctona o esotica. Meno di 1 Comune su 10 mette in atto azioni di prevenzione il 8,83% dei casi facendo interventi con metodi ecologici nell’8% dei casi, approvando misure nei regolamenti edilizi nel 3,4% dei casi e realizzando infrastrutture ad hoc per evitare incidenti stradali solo nel 3% dei casi.

Aziende sanitarie locali – In generale meno di 1 Azienda sanitaria su 3 monitora per gli aspetti sanitari le specie animali sinantrope (il 34,84% dei casi), e quando avviene riguarda nel 34% dei casi l’avifauna stanziale e nel 24% dei casi l’avifauna migratrice, nel 28,78% dei casi la mammalofauna, nel 21% l’entomofauna, nel 4,54% dei casi specie alloctone o esotiche e l’erpetofauna. Le ASL vengono coinvolte dalle Amministrazioni comunali nella stesura di interventi per prevenire problematiche con le specie sinantrope nel 30,3% dei casi e, quando ciò avviene, riguarda l’attuazione di metodi ecologici nel 30% dei casi, la prevenzione di zoonosi nel 25% dei casi e solo nel 13,6% dei casi nell’approvazione di misure specifiche nei regolamenti edilizi.

Il VII rapporto nazionale: Aree cani

Chi possiede cani e abita in città, piccole o grandi che siano, quante opportunità ha di avere spazi aperti dedicati, facilmente raggiungibili, dove poter trascorrere in sicurezza e tranquillità le quotidiane e ripetute uscite con il proprio amico a quattro zampe?

Amministrazioni comunali l 20% dei Comuni ha dichiarato di avere spazi aperti dedicati agli animali d’affezione, complessivamente 1.369 aree dedicate ai cani, in media uno spazio dedicato ogni 8.093 cittadini residenti. Anche in questo caso i dati di dettaglio mostrano una realtà assai differenziata.

In negativo: Messina dove risulta un’area ogni 80.532 cittadini e Potenza con una sola area cani per tutti i 67.902 residenti.

In positivo: Bigarello (MN) dove risulta un’area per cani ogni 681 cittadini. Molto bene anche Rota d’Imagna (BG) con un’area dedicata ogni 958 cittadini e, tra le grandi città, Milano con un’area cani ogni 3.527 cittadini.

Il VII rapporto nazionale: Regolamenti e Ordinanze

Le regole sono importanti per la corretta e serena convivenza e, considerato l’importante numero di animali d’affezione che oggi abita e vive in città, le conseguenti nuove e numerose esigenze dei cittadini che con essi si muovono, è necessario che le Amministrazioni comunali le regolamentino al meglio. Ma avviene?

Amministrazioni comunali Il 24% dei Comuni dichiara di avere un regolamento per la corretta detenzione degli animali in città, mentre in relazione all’accesso ai locali pubblici e negli uffici in compagnia dei propri amici a quattro zampe è regolamentato in poco più di 1 Comuni su 10 (nel 9,2% dei casi). I Comuni costieri che hanno regolamentato l’accesso alle spiagge sono ancora il 12% e pochi anche i Comuni che hanno adottato un regolamento per facilitare cremazione, inumazione e tumulazione ossia il dopo fine vita dei milioni di nostri amici a quattro zampe, solo il 5% lo ha fatto. Il 10,5% dei Comuni ha regolamentato arrivo e sosta di spettacoli con animali, mentre poche sono le amministrazioni che dichiarano di aver regolamentato botti e fuchi di artificio, il 2,4% Un problema che si sta prepotentemente e sempre più affacciando dalla campagna in città e nei territori periurbani è l’utilizzo illegale di esche o bocconi avvelenati, contro cui anche un apposito regolamento che affronti le particolari situazioni locali può essere un importante elemento deterrente, ma poco più di 1 Comune su 13 lo ha adottato (il 7,8% dei casi). Davvero poche sono le Amministrazioni comunali che hanno approvato regolamenti per facilitare con agevolazioni fiscali o sostegni le adozioni dai canili, solo il 5% lo ha fatto. Ancor meno sono quei Comuni che, al fine di controllare l’andamento demografico della popolazione canina e felina, hanno adottato un regolamento (solo il 2,16%) per facilitare, con agevolazioni fiscali o sostegni economici la sterilizzazione, o contrastare, con oneri fiscali, chi detiene riproduttori e cucciolate, mettendo un freno all’attuale, incontrollata, popolazione riproduttiva canina e felina.

Il VII rapporto nazionale: Controllo demografico canino e felino

Le popolazioni di cani e gatti sono state lasciate crescere in Italia, nel corso degli ultimi 20 anni, senza alcuna pianificazione e, a seconda delle diverse stime esistenti, risultano triplicate o quadruplicate. Da alcuni milioni di animali siano giunti ad alcune decine di milioni di animali presenti nelle case degli italiani.

Ciò è il frutto dell’assenza di una politica attiva di prevenzione tramite controllo delle nascite, che si sia posta obiettivi coerenti con la popolazione umana di riferimento, l’aspettativa media di vita in ambito familiare per queste specie animali, le loro esigenze etologiche e le oggettive condizioni spaziali urbane presenti in Italia. Ci si è limitati ad osservare l’evoluzione del fenomeno nelle modalità e condizioni indipendenti con cui andava via via manifestandosi.

Diversi segnali indicano che nella medesima direzione si stiano oggi avviando anche ulteriori specie animali (roditori, rettili, uccelli, invertebrati), purtroppo non soltanto domestiche bensì spesso selvatiche, alle quali stiamo assegnando, indipendentemente dalle loro esigenze etologiche e spaziali, la funzione di animali da compagnia. Anche in questi casi si ripresenta l’assenza di una strategia pubblica preventiva che disegni scenari credibili per i prossimi decenni e assuma scelte che riducano tanto le sofferenze animali quanto le ricadute negative su altri aspetti sociali ed economici.

Urge una strategia complessiva che, d’intesa tra Istituzioni pubbliche e private, metta a frutto le professionalità presenti, recuperi il ritardo accumulato con cani e gatti e affronti preventivamente anche per le altre specie “da compagnia” il tema del controllo demografico di tali popolazioni animali. Non va assolutamente dimenticato o sottovalutato che molte specie animali, quelle selvatiche in particolare, in molti casi loro malgrado, sono chiamate a vivere in contesti artificiali dove le criticità emergono in pochissimo tempo, producendo enormi sofferenze animali e costi sociali ed economici crescenti.

Aziende sanitarie locali – Meno della metà delle Aziende sanitarie, il 40,9% del campione, dichiara di effettuare azioni di prevenzione del randagismo canino tramite sterilizzazione delle popolazioni, padronali e non padronali, di cani e gatti. I numeri riferiti al 2016 dicono di 10.966 cani e 20.632 gatti, entrambi non padronali, complessivamente sterilizzati. Numeri del tutto insufficienti per una seria politica di controllo demografico, in particolar modo se confrontati con il numero dei cani dichiarati entrati, nel 2016, nei canili sanitari (76.674), meno se confrontati con il numero dei gatti dichiarati entrati, sempre nel 2016, nei gattili sanitari (13.688) e presenti nelle colonie feline (256.339). Nello stesso periodo il “contributo” alla sterilizzazione dichiarato dalle aziende sanitarie locali verso gli animali padronali, rimane irrisorio, avendo riguardato soltanto 120 cani padronali e 264 gatti padronali in tutta Italia.

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