Premessa

Con l'affacciarsi del terzo millennio sono esplose urgenti sfide globali e la concomitante e crescente urbanizzazione rende le città il “campo di battaglia” principale dove gli obiettivi ambientali, sanitari, sociali e culturali desiderabili si potranno vincere o perdere. Anche la sfida della complessa e plurale relazione con il mondo animale, forti delle “rivoluzionarie” e ricche conoscenze scientifiche acquisite nell’ultimo secolo, si vince o si perde, con differenti e molteplici conseguenze di tipo economico, sociale e ambientale, a partire dalle città. Infatti, come ricordato nel 2012 da un gruppo di eminenti neuroscienziati nella "Dichiarazione di Cambridge sulla coscienza" <L’assenza di una neocorteccia non sembra precludere ad un organismo l’esperienza di stati affettivi. Prove convergenti indicano che animali non-umani possiedono i substrati neuroanatomici, neurochimici e neurofisiologici degli stati consci assieme alla capacità di esibire comportamenti intenzionali. Conseguentemente, il peso delle prove indica che gli umani non sono unici nel possedere i substrati che generano la coscienza. Gli animali non-umani, inclusi tutti i mammiferi e gli uccelli, e molte altre creature, compresi i polpi, anch’essi possiedono tali substrati neurologici.&rt Alle medesime conclusioni sono giunti nel 2024 oltre 200 eminenti studiosi con la "Dichiarazione di New York sulla Coscienza Animale" che afferma <In primo luogo, esiste un forte sostegno scientifico per l'attribuzione dell'esperienza cosciente ad altri mammiferi e agli uccelli. In secondo luogo, le prove empiriche indicano almeno una possibilità realistica di esperienza cosciente in tutti i vertebrati (compresi rettili, anfibi e pesci) e in molti invertebrati (compresi, come minimo, molluschi cefalopodi, crostacei decapodi e insetti). In terzo luogo, quando esiste una possibilità realistica di esperienza cosciente in un animale, è irresponsabile ignorare questa possibilità nelle decisioni che riguardano quell'animale. Dovremmo considerare i rischi per il benessere e utilizzare le prove per informare le nostre risposte a tali rischi.&rt Il quadro che emerge dal XIII rapporto nazionale Animali in Città rimarca l’urgenza di costruire una visione e una strategia condivise, fondata sulla cooperazione, tra i diversi attori istituzionali e sociali responsabili di tali aspetti: Governo, Regioni, Amministrazioni comunali, Media, Associazioni e cittadini. Occorre superare le attuali criticità, che vedono involontari protagonisti gli altri animali, accrescere la consapevolezza nei cittadini delle conseguenze sanitarie, ambientali, sociali ed economiche dei diversi comportamenti possibili e, last but not least, costruire effettive condizioni di benessere umano nella reciprocità di relazioni con tutti gli altri esseri viventi.

Gli attori istituzionali italiani e trasparenza

Le Amministrazioni comunali in Italia sono 7.901, anno 2023, per una popolazione di 58.989.749 cittadini, (dati ISTAT), distribuiti in 107 province di cui 14 Città Metropolitane (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma Capitale, Torino e Venezia). Aosta, capoluogo regionale, è considerata anche capoluogo provinciale in quanto la regione svolge tali funzioni. Nelle 20 Regioni, di cui cinque a statuto speciale: Valle d’Aosta, Trentino - Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia, e nelle 2 Province autonome di Bolzano e Trento, dai dati pubblicati dal Ministero della Salute, risultano, nell’anno 2023, 110 Aziende sanitarie. Nelle regioni Valle d’Aosta, Marche e Molise è presente una sola azienda sanitaria regionale, articolate per aree territoriali. In Sardegna è stato approvato il ritorno ad otto aziende sanitarie. L'attività amministrativa deve ispirarsi al principio di trasparenza, inteso come accessibilità ai dati e ai documenti dell'amministrazione o ai riferimenti da quest'ultima utilizzati nell'assumere una determinata scelta. La trasparenza diviene così, sempre più, parametro di efficienza, principio atto a limitare fenomeni corruttivi e strumento per rinsaldare il rapporto fiduciale e collaborativo con i cittadini. In estrema sintesi, modalità concreta di buona e condivisa amministrazione della cosa pubblica. Nelle tabelle a seguire sono riportate le percentuali di risposte ricevute dalle Amministrazioni comunali e dalle Aziende sanitarie italiane in relazione ai dati richiesti per la redazione del XIII rapporto nazionale Animali in Città.

Anagrafe degli animali d'affezione

Il principale strumento normativo e amministrativo di conoscenza su presenza e cambiamenti nelle popolazioni degli animali d’affezione o compagnia presenti in Italia è l’Anagrafe degli animali d’affezione, la cui responsabilità di gestione è quasi ovunque in capo alle Regioni, tramite i Servizi veterinari delle Aziende sanitarie, e solo in due aree del Paese è direttamente in capo alle Amministrazioni comunali (Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia). La separatezza territoriale, conseguente alla regionalizzazione delle competenze sanitarie, nella creazione e gestione delle banche dati ha prodotto e resi manifesti assurdi “svantaggi” e nessun beneficio. Inoltre, a tutt’oggi, l’anagrafe degli animali d’affezione era, di fatto, normativamente obbligatoria soltanto per i cani e, per poche casistiche, anche per gatti e furetti. Tutto il variegato mondo animale, orami ricchissimo in termini quantitativi e qualitativi, che abita le case degli italiani rimaneva, colpevolmente e criticamente, avvolto nelle nebbie. L’anagrafe unica nazionale obbligatoria per gli animali da compagnia, aperta a tutte le specie animali che possono, lecitamente, essere presenti nelle case degli italiani come animali d’affezione o compagnia, è fondamentale per prevedere, organizzare e correttamente fornire tanto i necessari servizi ai cittadini, quanto pianificare, programmare e realizzare gli utili controlli, anche in ambito sanitario, per prevenire criticità, migliorare e rendere sicura la convivenza con gli amati “pet”. Nel novembre 2023 è stato emanato il decreto del Ministro della salute d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, per stabilire le modalità tecniche e operative per l'implementazione del SINAC (Sistema Informativo Nazionale degli Animali da Compagnia) all’interno del sistema I&R (Identificazione & Registrazione) degli animali. Il SINAC sarà la specifica sezione della Banca Dati Nazionale degli animali prevista dal Decreto legislativo n. 134 del 5 agosto 2022, "Disposizioni in materia di sistema di identificazione e registrazione degli operatori, degli stabilimenti e degli animali per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2016/429, ai sensi dell'articolo 14, comma 2, lettere a), b), g), h), i) e p), della legge 22 aprile 2021, n. 53” pubblicato in GU Serie Generale n. 213 il 12-09-2022.

è adesso nella responsabilità delle Regioni e delle Province autonome rendere rapidamente e pienamente operativo il sistema nazionale.

Performance: macro aree di indagine, indicatori e pesi assegnati

Per indagare la complessa sfida aperta dal cambiamento culturale e di abitudini di vita di larga parte della società italiana, avvenuta soprattutto negli ultimi tre decenni, Legambiente, anche grazie al proficuo confronto con i rappresentanti di Istituzioni ed Enti patrocinanti il presente rapporto, ha costruito e inviato uno specifico questionario composto da 28 domande alle Amministrazioni comunali ed un altro specifico questionario composto da 23 domande alle Aziende sanitarie italiane. Le articolate informazioni direttamente ricevute dagli Enti pubblici sono così state raggruppate in macroaree di indagine, quattro per le Amministrazioni comunali e tre per le Aziende sanitarie. Per ognuna di queste macroaree sono stati individuati alcuni indicatori che potessero restituire la complessità sottesa a ciascuna delle macroaree.

Per le Amministrazioni comunali le macro aree sono quattro, 36 gli indicatori:

1) Quadro delle regole : rappresentato dai regolamenti comunali e dalle ordinanze sindacali che implementano e/o rafforzano la normativa vigente e/o articolano nuove e vecchie esigenze dei cittadini in ambito comunale; 9 sono gli indicatori considerati.

2) Risorse/Risultati : risorse economiche impegnate e risultati rispetto ad alcuni degli aspetti con maggior ricaduta su cittadini e pubblica amministrazione; 9 sono gli indicatori considerati.

3) Organizzazione/Servizi : strutture e servizi offerti ai cittadini; 12 sono gli indicatori considerati.

4) Controlli : organizzazione ed efficacia delle attività di controllo; 6 sono gli indicatori utilizzati.

Per le Aziende sanitarie locali le macro aree sono tre, 25 gli indicatori:

1) Risorse/Risultati : risorse economiche impegnate e risultati rispetto ad alcuni degli aspetti con maggior ricaduta su cittadini e pubblica amministrazione; 9 sono gli indicatori considerati.

2) Organizzazione/Servizi : strutture e servizi offerti ai cittadini; 9 sono gli indicatori considerati.

3) Controlli : organizzazione ed efficacia delle attività di controllo; 7 sono gli indicatori considerati.

COMUNI - Quadro delle regole, 9 indicatori considerati:

  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina relativa alla corretta detenzione degli animali in città e la previsione di specifiche sanzioni per gli illeciti (ad es.: mancata anagrafe e/o rimozione escrementi, ecc.);
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina che preveda agevolazioni fiscali e/o sostegni economici a chi adotta cani e/o gatti presenti nelle strutture comunali;
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina finalizzata alla prevenzione e al contrasto del randagismo canino e felino tramite agevolazioni fiscali e/o sostegni economici (ad esempio, tramite convenzioni con Ordine dei medici veterinari) a favore di chi sterilizza il proprio cane e/o gatto e, viceversa, oneri fiscali per chi, non svolgendo attività professionale di allevamento, lo detiene non sterilizzato (capacità riproduttiva e conseguenti cucciolate);
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina relativa all’accesso degli animali d’affezione negli uffici e/o nei locali aperti al pubblico;
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina che faciliti e consenta il rispetto del vigente obbligo di legge di incenerimento e/o tumulazione e/o inumazione e/o cremazione degli animali d’affezione;
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina che preveda tratti di spiaggia libera in cui sia concesso recarsi con gli animali d’affezione e/o preveda la facoltà per i gestori di stabilimenti balneari di consentire ed organizzare l’accesso di animali d’affezione;
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina che rafforzi la prevenzione e il contrasto alla detenzione e utilizzo di esche e bocconi avvelenati nel territorio comunale;
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina relativa ad arrivo e sosta di spettacoli (circhi e mostre itineranti) che utilizzano animali, con particolare riguardo agli aspetti relativi a benessere e sanità animale, sicurezza e incolumità pubblica.
  • La presenza, tramite regolamento e/o ordinanza sindacale, e i contenuti di una disciplina relativa all’utilizzo di botti e fuochi pirotecnici, con particolare riguardo agli aspetti relativi a benessere animale, sicurezza e incolumità pubblica.

COMUNI - Risorse/risultati, 9 indicatori considerati:

  • Il rapporto fra la spesa dichiarata e il numero dei cittadini residenti;
  • Il rispetto o il ritardo nei termini di pagamento per forniture e servizi;
  • Il rapporto fra il numero dei cittadini residenti e il numero di cani inscritti in anagrafe canina;
  • Il rapporto fra il numero di cani presenti al 31/12 nei canili e il numero dei cittadini residenti;
  • La percentuale di gatti sterilizzati tra quelli presenti nelle colonie feline;
  • Il rapporto tra i cani entrati nei canili e la sommatoria del numero dei cani dati in adozione, restituiti al proprietario e reimmessi nel territorio quali cani liberi controllati;
  • Il rapporto tra i gatti entrati nei gattili e la sommatoria del numero dei gatti dati in adozione, restituiti al proprietario e reimmessi in colonia felina;
  • Il rapporto tra l’estensione della superficie, in chilometri quadrati, del Comune e il numero delle aree verdi disponibili dedicate ai cani;
  • Il rapporto tra il numero di cittadini residenti e il numero delle aree verdi disponibili dedicate ai cani.

COMUNI - Organizzazione/servizi, 12 indicatori considerati:

  • L’indicazione del personale di riferimento dell’Ufficio e la completezza dei contatti;
  • La presenza, adeguatezza e strutturazione degli Uffici pubblici appositamente dedicati;
  • L’approccio proattivo dell’Ente in relazione alla promozione della sensibilizzazione, all’anagrafe canina e felina e alla formazione dei proprietari di cani mordaci;
  • La presenza, organizzazione e attività dei canili e/o gattili;
  • La presenza e il funzionamento dei canili rifugio;
  • La presenza e il funzionamento dei gattili;
  • La presenza e l’adeguatezza della gestione di cani liberi controllati;
  • La presenza del piano di monitoraggio delle colonie feline e la sua attuazione;
  • Le opportunità e la varietà di offerta in relazione al trasporto pubblico autorizzato anche in compagnia di animali d’affezione;
  • La presenza di una procedura d’intervento su richiesta dei cittadini che si imbattono in animali liberi non padronali in difficoltà;
  • Le conoscenze e la regolarità nell’aggiornamento delle informazioni relative alla composizione e distribuzione della biodiversità animale urbana;
  • La messa in atto di azioni per prevenire e ridurre i conflitti tra animali liberi e attività antropiche.

COMUNI - Controlli, 6 indicatori considerati:

  • L’applicazione di norme, regolamenti e ordinanze sindacali e le risultanze delle attività svolte;
  • La presenza in dotazione e il numero della strumentazione minima (lettori microchip) assegnati al personale dipendente;
  • La conoscenza aggiornata e l’adeguatezza delle informazioni relative all’anagrafe canina;
  • La conoscenza aggiornata e l’adeguatezza delle informazioni relative all’anagrafe felina;
  • La conoscenza aggiornata e l’adeguatezza delle informazioni su presenza, nel territorio di competenza, di strutture dedicate agli animali da compagnia;
  • La partecipazione al Tavolo per il contrasto delle esche avvelenate presso la Prefettura.

AZIENDE SANITARIE - Risorse/risultati, 9 indicatori considerati:

  • Il rapporto fra la spesa dichiarata e il numero dei cittadini residenti;
  • Il rapporto fra il numero dei cittadini residenti e il numero di cani inscritti in anagrafe canina;
  • Il rapporto fra il numero di cani presenti al 31/12 nei canili e il numero dei cittadini residenti;
  • La percentuale di gatti sterilizzati tra quelli presenti nelle colonie feline;
  • Il rapporto tra i cani entrati nei canili sanitari e la sommatoria del numero dei cani dati in adozione, restituiti al proprietario e reimmessi nel territorio quali cani liberi controllati;
  • Il rapporto tra i gatti entrati nei gattili sanitari e la sommatoria del numero dei gatti dati in adozione, restituiti al proprietario e reimmessi in colonia felina;
  • La partecipazione alle attività delle Amministrazioni comunali al fine di prevenire e ridurre i conflitti tra animali liberi e attività antropiche;
  • La partecipazione al Tavolo per il contrasto delle esche avvelenate presso la Prefettura;
  • Il rispetto o il ritardo nei termini di pagamento per forniture e servizi.

AZIENDE SANITARIE - Organizzazione/servizi, 9 indicatori considerati:

  • L’indicazione del personale di riferimento dell’Ufficio, la completezza dei contatti e dei dati territoriali;
  • La presenza, adeguatezza e strutturazione degli Uffici pubblici appositamente dedicati;
  • L’approccio proattivo dell’Ente in relazione alla promozione dell’anagrafe canina e felina, della sterilizzazione di cani e gatti e alla formazione dei proprietari di cani mordaci;
  • La presenza, organizzazione e attività dei canili e/o gattili;
  • La presenza e il funzionamento dei canili sanitari;
  • La presenza e il funzionamento dei gattili sanitari;
  • La presenza e l’adeguatezza della gestione di cani liberi controllati;
  • La presenza del piano di monitoraggio delle colonie feline e la sua attuazione;
  • La presenza di una procedura d’intervento su richiesta dei cittadini che si imbattono in animali liberi non padronali in difficoltà.

AZIENDE SANITARIE - Controlli, 7 indicatori considerati:

  • La conoscenza aggiornata e l’adeguatezza delle informazioni su presenza, nel territorio di competenza, di strutture dedicate agli animali da compagnia;
  • L’applicazione di norme, regolamenti e ordinanze e le risultanze delle attività svolte;
  • La presenza in dotazione e il numero della strumentazione minima (lettori microchip) assegnati al personale dipendente;
  • La conoscenza dei dati sanitari dei Centri di Recupero per Animali operanti nel territorio di competenza;
  • Il monitoraggio dello stato sanitario degli animali selvatici sinantropi nel territorio di competenza;
  • La conoscenza aggiornata e l’adeguatezza delle informazioni relative all’anagrafe canina;
  • La conoscenza aggiornata e l’adeguatezza delle informazioni relative all’anagrafe felina.

Nella valutazione di alcuni degli indicatori per le Amministrazioni comunali si è tenuto conto di due fattori compensativi per i Comuni piccoli (da 1001 fino a 5.000 abitanti) e i piccolissimi (fino a 1.000 abitanti): il numero di abitanti e il grado di urbanizzazione, sulla base dei dati dell’ISTAT/Eurostat. è stato assegnato un fattore compensativo per i Piccolissimi Comuni (PIS) e un differente fattore compensativo per i Piccoli Comuni (PIC). Anche per il grado di urbanizzazione 3, equivalente a “scarsamente popolato o rurale”, è stato assegnato un ulteriore fattore compensativo. Il punteggio compensativo massimo assegnabile è così risultato di 21,25 ai PIS e di 14,5 ai PIC.

Le quattro macroaree relative alle Amministrazioni comunali contribuiscono così: la prima macroarea per 27 punti (Quadro delle Regole) e, nel caso di Comuni con tratti costieri, lacuali o marini, può assegnare ulteriori tre punti in relazione alla presenza di regolamenti e/o ordinanze sindacali per la fruizione della costa. La seconda macroarea 30 punti, mentre la terza con 27 punti e la quarta contribuisce con 25 punti. Il totale così composto risulta di massimo 109 punti, con la possibilità di giungere a 112 punti totali nel caso dei soli Comuni costieri.

Le tre macroaree relative alle Aziende sanitarie contribuiscono così: la prima macroarea per un massimo di 36 punti, la seconda macroarea per 32 punti, mentre la terza macroarea, quella relativa ai Controlli, contribuisce per un massimo di 40 punti. Il totale così composto risulta di massimo 108 punti.

Al punteggio totale così ottenuto da ciascun Comune è stata abbinata la valutazione della performance complessiva realizzata e, a seconda del punteggio raggiunto, queste le risultanti performance assegnate ai singoli Enti:

  • assenza di risposta → assenza di trasparenza (per mancanza totale di informazione)

  • punteggio da 0 a 10,59 → performance pessima

  • punteggio da 10,6 a 20,59 → performance scarsa

  • punteggio da 20,6 a 30,59 → performance insufficiente

  • punteggio da 30,6 a 40,59 → performance sufficiente

  • punteggio da 40,6 a 50,59 → performance buona

  • punteggio da 50,6 a 70,59 → performance ottima

  • punteggio da 70,6 a 109/112 → performance eccellente

Analogamente, al punteggio totale ottenuto da ciascuna Azienda sanitaria è stata abbinata la valutazione della performance complessiva realizzata e, a seconda del punteggio raggiunto, queste le risultanti performance assegnate ai singoli Enti:

  • assenza di risposta → assenza di trasparenza (per mancanza totale di informazione)

  • punteggio da 0 a 10,39 → performance pessima

  • punteggio da 10,4 a 20,30 → performance scarsa

  • punteggio da 20,31 a 30,20 → performance insufficiente

  • punteggio da 30,21 a 40,10 → performance sufficiente

  • punteggio da 40,11 a 50,02 → performance buona

  • punteggio da 50,03 a 69,84 → performance ottima

  • punteggio da 69,85 a 108 → performance eccellente

Con la medesima proporzione è stata valutata la performance di ciascuna macroarea sia per le Amministrazioni comunali che per le Aziende sanitarie.

Premio nazionale "Animali in Città" 2024

I dati all’origine dell’analisi, e da cui dipende la valutazione delle performance degli Enti indagati, sono forniti a Legambiente direttamente dalle pubbliche amministrazioni e sono influenzati da attenzione, completezza e cooperazione tra personale dei differenti uffici dell’Ente che consente la migliore compilazione e, conseguentemente, successiva valutazione.

Legambiente ha deciso di riconoscere, annualmente, il Premio nazionale “Animali in Città” alle esperienze dei Comuni e delle Aziende sanitarie che hanno realizzato, coerentemente con l’analisi dei 36 indicatori per i Comuni e dei 25 indicatori per le Aziende sanitarie, le performance migliori. La sfida per affrontare la complessa relazione con gli animali in città, sia padronali che vaganti, domestici e selvatici, è frutto di molti fattori e attori. Per questo, Legambiente, d’intesa con le Istituzioni patrocinanti, ha scelto di puntare sull’analisi della complessità, piuttosto che su aspetti puntuali, per riconoscere e premiare i passi avanti delle pubbliche amministrazioni nei servizi garantiti e offerti ai cittadini e agli animali.

Unitamente alle amministrazioni pubbliche viene riconosciuto il premio nazionale anche ad alcune esperienze di particolare valore di altre Istituzioni e della Società civile che fungono da stimolo ed esempio concreto utile a rafforzare cooperazione e sinergie pubblico-privato al fine di alzare il livello dei servizi ai cittadini e ai loro compagni a quattro zampe.

Dall’analisi dei dati ricevuti dai Comuni, i premiati del XIII rapporto nazionale sono:

  • Modena, Zocca (MO) e Verona, in quanto primo, secondo e terzo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 36 indicatori considerati, tra tutti i 771 comuni che hanno fornito dati;
  • Modena, quale primo miglior risultato nella valutazione dei 9 indicatori relativi al quadro delle regole, tra tutti i 771 comuni che hanno fornito dati;
  • Zocca (MO), quale primo miglior risultato nella valutazione dei 9 indicatori relativi alla gestione di risorse/risultati, tra tutti i 771 comuni che hanno fornito dati;
  • Sassari, quale primo miglior risultato nella valutazione dei 12 indicatori relativi all’organizzazione/servizi offerti al cittadino, tra tutti i 771 comuni che hanno fornito dati;
  • Castel di Casio (BO), quale primo miglior risultato nella valutazione dei 6 indicatori relativi al quadro dei controlli, tra tutti i 771 comuni che hanno fornito dati;
  • Pontey (AO), quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 36 indicatori considerati, tra tutti i piccolissimi Comuni, con popolazione sotto i mille abitanti, che hanno fornito i dati;
  • Zocca (MO), quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 36 indicatori considerati, tra tutti i piccoli Comuni, con popolazione tra i mille e i 5mila abitanti, che hanno fornito i dati;
  • Novi di Modena (MO), quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 36 indicatori considerati, tra tutti i medio-piccoli Comuni, con popolazione tra 5 e 15mila abitanti, che hanno fornito i dati;
  • Budrio (BO), quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 36 indicatori considerati, tra tutti i medi Comuni, tra 15 e 100mila abitanti, che hanno fornito i dati;
  • Modena, quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 36 indicatori considerati, tra tutti medio-grandi Comuni, tra 100 e 200mila abitanti, che hanno fornito i dati;
  • Verona, quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 36 indicatori considerati, tra tutti i grandi Comuni, tra 200 e 500mila abitanti, che hanno fornito i dati;
  • Milano, quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 36 indicatori considerati, tra tutte le metropoli, oltre 500mila abitanti, che hanno fornito i dati.

Dall'analisi dei dati ricevuti dalle Aziende sanitarie, i premiati del XIII rapporto nazionale sono:

  • ATS Brescia, ATS della Montagna e AUSL Toscana Sud Est, in quanto primo, secondo e terzo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 25 indicatori considerati, tra tutte le 46 Aziende sanitarie che hanno fornito dati;
  • ATS Brescia, pari punti, quale primo miglior risultato nella valutazione dei 9 indicatori relativi al quadro di risorse/risultati, tra tutte le 46 aziende sanitarie che hanno fornito dati;
  • AUSL Toscana Centro, quale primo miglior risultato nella valutazione dei 9 indicatori relativi al quadro dell’organizzazione/servizi, tra tutte le 46 aziende sanitarie che hanno fornito dati;
  • ATS della Montagna, quale primo miglior risultato nella valutazione dei 7 indicatori relativi al quadro dei controlli, tra tutte le 46 aziende sanitarie che hanno fornito dati;
  • ASL Vercelli, quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 25 indicatori considerati, tra tutte le piccole Aziende, sotto i 200mila abitanti, che hanno fornito dati;
  • ATS della Montagna, quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 25 indicatori considerati, tra tutte le medio-piccole Aziende, tra 200 e 500mila abitanti, che hanno fornito dati;
  • AUSL Toscana Sud Est, quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 25 indicatori considerati, tra tutte le medio-grandi Aziende, tra 500 e 1milione di abitanti, che hanno fornito dati;
  • ATS Brescia, quale primo miglior risultato nella valutazione complessiva dei 25 indicatori considerati, tra tutte le grandi Aziende, con oltre 1milione di abitanti, che hanno fornito dati.

Le esperienze di altre Istituzioni e della Società civile premiate con il XIII rapporto nazionale sono:

  • Regione Piemonte per l'avvio del progetto regionale "Ambulatorio Veterinario Sociale" che, con il supporto delle aziende sanitarie, affronta un tema sempre più urgente di sostegno alle fasce più deboli della società che vivono con animali d'affezione che costituiscono, quasi sempre, un fondamentale elemento di speranza, ausilio e fiducia nell’affrontare le pur nelle tante difficoltà presenti.
  • Save The Dogs and other animals, per il positivo ed importante operato svolto, in oltre venti anni, in Romania e in Italia, in contesti differenti e sfidanti, sapendo agire a supporto delle Istituzioni e della collettività come soggetto facilitatore e promotore di un metodo di lavoro efficiente, sempre orientato al benessere degli esseri più fragili e bisognosi, animali e umani.
  • Associazione DifesAttiva, per l'impegno e la passione con cui costantemente e da oltre dieci anni, siete state impegnate nel migliorare le conoscenze e le possibilità di coesistenza tra pastorizia e grandi predatori, facendo tenacemente leva su cultura e crescita di cooperazione, nel rispetto di animali, persone, comunità, istituzioni e Costituzione.
  • Nicola Campomorto, per la passione con cui da tanti anni lavora per accrescere la collaborazione tra associazioni e istituzioni a difesa degli animali ed offre il proprio impegno, competenza e determinazione nel fermare i diffusissimi episodi del lucroso, illegale e crudele fenomeno del bracconaggio.

Il XIII rapporto nazionale: dati complessivi emersi

Al questionario inviato da Legambiente hanno risposto in modo completo 771 Amministrazioni comunali, ossia il 9,8% del campione contattato, corrispondente alle amministrazioni responsabili per i servizi di 15.041.739 cittadini, pari al 25,5% della popolazione italiana, di cui 66 Comuni capoluogo di provincia, circa il 61,7% dei Comuni capoluogo.

Dalle Aziende sanitarie sono pervenute risposte in modo completo da 46 Aziende sanitarie ossia il 41,8% del campione contattato, corrispondenti alle aziende responsabili dei servizi per ben 3.864 tra Comuni e/o Circoscrizioni e a 28.109.650 cittadini, pari al 47,7% della popolazione italiana.

L’analisi dei dati trasmessi, relativi all’anno 2023, è stata effettuata solo per gli Enti che hanno risposto in modo completo al questionario, e in premessa si può evidenziare che delle Amministrazioni comunali il 41,5% ha dichiarato di aver attivato l’ufficio o un servizio appositamente dedicato al settore, mentre il 82,6% delle Aziende sanitarie ha dichiarato di avere almeno il canile sanitario e/o l’ufficio di igiene urbana veterinaria (in 2 casi anche l’ospedale veterinario) appositamente dedicati. In tali strutture le Amministrazioni comunali dichiarano di impegnare complessivamente 1.374 unità di personale, in media 1,8 unità a città, corrispondenti a circa 14.080 unità dedicate nei Comuni italiani, mentre le Aziende sanitarie complessivamente 557 unità di personale, quindi in media 12,1 unità per azienda, corrispondenti a 1.332 unità dedicate nelle Aziende sanitarie italiane.

Come emerge dai dati delle amministrazioni pubbliche che li hanno forniti, più di una su tre (il 34,5%) tra le Amministrazioni comunali raggiunge una performance almeno sufficiente, e più di otto su dieci (l’80,4%) tra le Aziende sanitarie. Ancora troppe P.A. non trovano il tempo, nell’arco di circa quattro mesi disponibili, e la motivazione sufficiente per fornire i dati (più di nove Comuni su dieci, il 91,2%, e più di una su due aziende sanitarie, il 58,2%), oppure mostrano performance da insufficiente in giù fino a pessima.

In particolare, tra le Amministrazioni comunali raggiungono, complessivamente, una performance sufficiente, ossia tra 30 e 40,59 punti su 109/112, 178 città sulle 771 che hanno risposto in modo completo, pari al 23,1% del campione, a cui si aggiungono con una performance buona, ossia tra 40,6 e 50,59 punti su 109/112, 64 città, l’8,3% del campione, e 24 città superano i 50 punti su 109/112, il 3,1% che raggiunge quindi una performance ottima.

Tra le Aziende sanitarie raggiungono, complessivamente, una performance sufficiente, ossia tra 30,21 e 40,10 punti su 108, 11 aziende sanitarie su 46 che hanno risposto, pari al 23,9% del campione, a cui si aggiungono con una performance buona, ossia tra 40,11 e 50,02 punti su 108, 15 aziende sanitarie, pari al 32,6% del campione, e 11 aziende sanitarie, superano i 50,03 punti su 108, il 23,9% del campione, che raggiunge quindi una performance ottima.

Il XIII rapporto nazionale: Amministrazioni comunali, dati per macroaree

La lettura dei risultati raggiunti nel 2023 nelle singole macroaree fa emergere ulteriori elementi utili in riferimento ai Comuni che, in ciascuna macroarea, ha raggiunto una performance sufficiente.

Amministrazioni comunali:

  • Rispetto al Quadro delle Regole (regolamenti comunali e/o ordinanze sindacali) relative agli animali, raggiungono una performance sufficiente, ossia tra 7,56 e 10,05 punti, 22 città, pari al 2,9% del campione; ulteriori 38 città raggiungono una performance buona, ossia tra 10,06 e 12,5 punti, pari al 4,9% del campione, mentre 40 città raggiungono una performance ottima, ossia tra 12,6 e 15 punti, pari al 5,2% del campione, e infine 23 città raggiungono una performance eccellente, ossia tra 15,1 e 27(30) punti, pari al 3% del campione.
  • Rispetto alle Risorse impegnate e Risultati ottenuti in alcuni elementi chiave, raggiungono una performance sufficiente, ossia tra 8,4 e 11,14 punti, ben 201 città, pari al 26,1% del campione; ulteriori 183 città raggiungono una performance buona, ossia tra 11,15 e 13,89 punti, pari al 23,7% del campione, 93 città raggiungono una performance ottima, ossia tra 13,9 e 19,4 punti, pari al 12,1% del campione, e infine 3 città, Zocca, MO (4.690), Brescia (198.688) e Castel d'Ario, MN (4.652), raggiungono una performance eccellente, ossia tra 19,5 e 30 punti, pari allo 0,4% del campione.
  • Rispetto all’Organizzazione delle strutture e i Servizi offerti al cittadino raggiungono una performance sufficiente, ossia tra 7,56 e 10,05 punti, 237 città, pari al 30,7% del campione; ulteriori 90 città raggiungono una performance buona, ossia tra 10,06 e 12,5 punti, pari al 11,7% del campione, mentre 41 città raggiungono una performance ottima, ossia tra 12,6 e 15 punti, pari al 5,3% del campione, e infine 27 città raggiungono una performance eccellente, ossia tra 15,1 e 27 punti, pari al 3,5% del campione totale.
  • Rispetto alle attività di Controllo ed alla sua organizzazione ed efficacia, raggiungono una performance sufficiente, ossia tra 7,1 e 9,3 punti, 120 città, pari al 15,6% del campione; ulteriori 131 città raggiungono una performance buona, ossia tra 9,4 e 11,59 punti, pari allo 17% del campione, mentre 88 città raggiungono una performance ottima, ossia tra 11,6 e 16,15 punti, pari all’11,4% del campione, e 6 città, Castel di Casio, BO (3.338), Pontey, AO (778), Albareto, PR (2.079), Pietracamela, TE (204), Goro, FE (3.436) e Montecalvo in Foglia, PU (2.748), arrivano ad una performance eccellente, ossia tra 16,15 e 25 punti.

Il XIII rapporto nazionale: Aziende sanitarie, dati per macroaree

La lettura dei risultati raggiunti nel 2023 nelle singole macroaree fa emergere ulteriori elementi utili in riferimento alle Aziende sanitarie che, in ciascuna macro area, ha raggiunto una performance sufficiente.

Aziende sanitarie:

  • Rispetto alle Risorse impegnate ed ai Risultati ottenuti in alcuni elementi chiave, raggiungono una performance sufficiente, ossia tra 10,07 e 13,37 punti, 14 aziende sanitarie, pari al 30,4% del campione; ulteriori 9 aziende sanitarie raggiungono una performance buona, ossia tra 13,38 e 16,67 punti, pari al 19,6% del campione, mentre 2 aziende sanitarie, pari al 4,3% del campione, raggiungono una performance ottima, ossia tra 16,68 e 23,29 punti, e nessuna azienda arriva ad una performance eccellente, ossia tra 23,3 e 36 punti.
  • Rispetto all’Organizzazione delle strutture e i Servizi offerti al cittadino, raggiungono una performance sufficiente, ossia tra 9 e 11,9 punti, 7 aziende sanitarie, pari al 15,2% del campione; ulteriori 10 aziende sanitarie raggiungono una performance buona, ossia tra 12 e 14,9 punti, pari al 21,7% del campione, mentre 15 aziende sanitarie raggiungono una performance ottima, ossia tra 15 e 20,07 punti, pari al 32,6% del campione, e infine 8 aziende sanitarie arrivano ad una performance eccellente, ossia tra 20,08 e 32 punti, pari al 17,4% del campione.
  • Rispetto alle attività di Controllo ed alla sua organizzazione ed efficacia, raggiungono una performance sufficiente, ossia tra 11,2 e 14,9 punti, 11 aziende sanitarie, pari al 23,9% del campione; ulteriori 12 aziende sanitarie raggiungono una performance buona, ossia tra 15 e 18,5 punti, pari al 26,1% del campione, mentre 15 aziende sanitarie raggiungono una performance ottima, ossia tra 18,6 e 25,9 punti, pari al 32,6% del campione, e infine nessuna azienda sanitaria arriva ad una performance eccellente, ossia tra 26 e 40 punti.

Il XIII rapporto nazionale: Costi sostenuti dalle P. A.

Partiamo dai costi sostenuti, sulla base di quanto dichiarato da Amministrazioni comunali e Aziende sanitarie, per i servizi ai cittadini e gli amici a quattro zampe nel corso del 2023.

Amministrazioni comunali: la spesa pubblica dichiarata da 589 sulle 771 Amministrazioni comunali che hanno risposto in modo completo al questionario, corrispondenti a 13.475.943 cittadini, ammonta a 43.416.913,00 euro/anno nel 2023, con un costo medio di 3,2 euro/cittadino. Quindi la spesa stimata per tutte le 7.901 Amministrazioni comunali italiane (popolazione 58.989.749) equivale a 190.053.772,3 euro/anno 2023.

I cinque Comuni che dichiarano di spendere di più sono, in ordine crescente, Garda (VR) 60,54 euro/cittadino, Scarlino (GR) 63,66 euro/cittadino, Scheggino (PG) 66,79 euro/cittadino, Monte San Biagio (LT) 99,12 euro/cittadino e Solarino (SR) 119,43 euro/cittadino.

I cinque Comuni che dichiarano di spendere meno sono, in ordine crescente, Alzano Lombardo (BG) 0,01 euro/cittadino, Altopiano della Vigolana (TN) 0,02 euro/cittadino, Cammarata (AG) 0,03 euro/cittadino, Treviolo (BG) 0,03 euro/cittadino e Costigliole Saluzzo (CN) 0,04 euro/cittadino.

Aziende sanitarie: la spesa dichiarata da 28 sulle 46 Aziende sanitarie che hanno risposto al questionario, corrispondenti a 17.723.814 cittadini, fornendo solo alcuni dei costi del settore sostenuti nel 2023, è per una somma di 17.353.751 euro/anno, con un costo medio di 0,98 euro/cittadino. Pertanto, basandosi su questo valore, la spesa di settore stimata, per il 2023, per tutte le 110 Aziende sanitarie italiane (popolazione 58.989.749) è di 57.758.077,1 euro/anno.

La spesa pubblica italiana del settore, nel 2023, che grava prevalentemente sulla “gestione” della popolazione canina nei contesti urbani, sostenuta da Amministrazioni comunali e Regioni, tramite i Servizi veterinari delle Aziende sanitarie, al netto dei contenziosi (ad es.: incidenti stradali e/o danni all’allevamento causati da cani vaganti) e dei fondi statali, è stimabile in 247.811.849,5 euro, pari a più di 3,5 volte la somma impegnata per la gestione di tutti i 24 Parchi nazionali (69.646.157,31 euro), oppure oltre 24 volte la somma impegnata per la gestione di tutte le 29 Aree marine protette (10.205.355,01 euro), oppure 93 volte la somma impegnata per la gestione degli animali confiscati in Italia (2.650.000,00 euro) oppure 390 volte la somma impegnata in Italia per il Centro nazionale di lotta ed emergenza contro le malattie animali (634.912,00 euro), riparto consolidato anno 2023.

Il XIII rapporto nazionale: Gestione canili

La gran parte degli attuali costi è assorbita nella gestione dei cani presso i canili rifugio, strutture indispensabili nel modello attuale, ma oggettivamente fallimentari rispetto ad obiettivi credibili tanto di benessere animale che di contenimento dei costi a carico delle pubbliche amministrazioni. Condiviso da tutti gli attori, pubblici e privati, che sono e saranno sempre essenziali canili e gattili sanitari in numero adeguato e distribuiti in modo strettamente correlato alla popolazione umana, è possibile ripensare un modello che possa prevenire sino a giungere alla quasi “scomparsa” dei canili rifugio? I numeri ed i costi di oggi dicono che l’impegno e la determinazione di cittadini e pubblica amministrazione per ottenerlo è improcrastinabile.

Amministrazioni comunali - I Comuni dichiarano di spendere il 64,12% del bilancio destinato al settore per la gestione dei canili rifugio, ossia circa 121.862.384,7 milioni di euro della spesa stimata per il 2023 sono stati destinati ai soli canili rifugio. Il 79,25% del totale delle Amministrazioni comunali che ha risposto ha fornito informazioni sulla gestione dei canili e lo fa adottando anche con più soluzioni, in particolare nel 3,9% dei casi lo fa in proprio, nel 9,8% dei casi grazie a Consorzi tra Comuni, nel 9,9% dei casi avvalendosi dell’Azienda sanitaria, appoggiandosi a strutture private nel 21,2% dei casi, tramite ditte o cooperative con appalto pubblico nel 21,7% dei casi o rivolgendosi ad Associazioni in convenzione nel 44,3% dei casi. Il 20,75% delle amministrazioni non ha dato questa informazione.

Aziende sanitarie - Nel caso delle Aziende sanitarie, per le quali è poco solido fare la stima dei costi sostenuti per la cosiddetta gestione “non sanitaria” dei canili sanitari, avendo fornito questa informazione solo 12 Aziende sanitarie su 46, emerge che questa viene effettuata, con modalità integrate, in proprio nel 38,6% dei casi, tramite ditte o cooperative con appalto pubblico nel 61,4% dei casi e tramite Associazioni in convenzione o con bando nel 72,7% dei casi.

Il XIII rapporto nazionale: Strutture dedicate agli animali d'affezione

Le Amministrazioni comunali unitamente alle Aziende sanitarie sono tenute ai controlli e al rilascio delle diverse autorizzazioni alle strutture e ai luoghi dedicati ai servizi agli animali d’affezione (e ai loro detentori/proprietari). Per intendersi, parliamo di canili, colonie feline, oasi feline, aree urbane per cani, pensioni per cani e gatti, campi di educazione e addestramento cani, allevamenti, ecc.. Vediamo cosa emerge dai dati rispetto a chi dichiara di sapere quante e dove siano nel territorio di competenza e fa i necessari controlli (che svolge primariamente un’essenziale funzione preventiva).

Amministrazioni comunali - Emerge che meno della metà dei Comuni italiani dichiara di sapere quante siano, ossia il 65,1% per l’esattezza e, dai dati forniti, risulterebbero presenti almeno: 150 canili sanitari, 72 gattili sanitari, 204 canili rifugio, 62 oasi feline, 19.852 colonie feline, 194 pensioni per cani, 182 allevamenti di cani, 252 campi di educazione e addestramento cani, 1.602 aree urbane per cani.

Aziende sanitarie - Dai dati ricevuti emerge che il 100% delle aziende sanitarie dichiara di conoscerne i numeri e, nel territorio di loro competenza, risulterebbero complessivamente presenti: 155 canili sanitari su cui avrebbero effettuato 2.854 controlli nel 2023, 85 gattili sanitari su cui avrebbero effettuato 746 controlli, 230 canili rifugio su cui avrebbero effettuato 1.170 controlli, 42 oasi feline su cui avrebbero effettuato 42 controlli, 50.873 colonie feline su cui avrebbero effettuato 4.028 controlli, 567 pensioni per cani su cui avrebbero effettuato 290 controlli, 673 allevamenti di cani su cui avrebbero effettuato 259 controlli, 447 campi di educazione e addestramento cani su cui avrebbero effettuato 119 controlli, 1.085 aree urbane per cani su cui avrebbero effettuato 76 controlli e 552 altre tipologie di strutture su cui avrebbero effettuato 208 controlli.

Il XIII rapporto nazionale: Colonie feline

La corretta gestione delle colonie feline è uno degli elementi che facilita il buon rapporto con gli animali in città o che, al contrario, può ingenerare frequenti conflitti (per le cucciolate “in strada” in caso di mancata sterilizzazione, per questioni igienico-sanitarie legate alla presenza di cibo, con cani vaganti, incidenti stradali, ecc.). Va ricordato che il 100% dei contesti urbani ha gatti liberi più o meno “autorganizzati” in colonie: cosa sanno e cosa fanno Amministrazioni comunali e Aziende sanitarie al riguardo?

Amministrazioni comunali - Solo il 39,3% dei Comuni dichiara di monitorare le colonie feline presenti nel proprio territorio e da questi monitoraggi risulterebbero ben 15.066 colonie, con oltre 189.484 gatti e 13.107 cittadini impegnati (comunemente noti con l’appellativo di gattare/i).

In numeri assoluti, in ordine decrescente, dichiarano: Napoli 2.475 colonie per 36.374 gatti e 2.095 gattare/i (1 gattaro ogni 17,4 gatti), Milano 1.400 colonie per 20.000 gatti e 1.400 gattare/i (1 gattaro ogni 14,3 gatti), Prato 804 colonie per 35.000 gatti e 804 gattare/i (1 gattaro ogni 43,5 gatti), Bari 505 colonie per 4.437 gatti e 406 gattare/i (1 gattaro ogni 10,9 gatti), Ferrara 427 colonie per 2.626 gatti e 372 gattare/i (1 gattaro ogni 7,1 gatti) e Modena 385 colonie per 2.392 gatti e 385 gattare/i (1 gattaro ogni 6,2 gatti).

Invece, considerando i numeri relativi al numero dei cittadini residenti le Amministrazioni comunali che risultano più amanti dei gatti presenti nelle colonie feline sono: Fallo (CH) con 1 gatto ogni 1,6 cittadini, Albareto (PR) con 1 gatto ogni 4,5 cittadini, Pietracamela (TE) con 1 gatto ogni 4,5 cittadini, Prato con 1 gatto ogni 5,7 cittadini, Pistoia con 1 gatto ogni 6,0 cittadini, Lampedusa e Linosa (AG) con 1 gatto ogni 8,3 cittadini.

Aziende sanitarie - Ben il 76,1% delle Aziende sanitarie dichiara di monitorare le colonie feline presenti nel proprio territorio e da questi monitoraggi risulterebbero 21.896 colonie seguite, mentre, nelle stesse Aziende sanitarie, risultano registrate ben 46.687 colonie per 389.898 gatti e 30.960 cittadini incaricati (gattari/e).

In numeri assoluti, in ordine decrescente, dichiarano: AUSL Toscana Centro con 3.769 colonie per 18.000 gatti e 2.774 gattare/i (1 gattaro ogni 6,5 gatti), ASL Latina con 3.000 colonie per 42.000 gatti e 3.000 gattare/i (1 gattaro ogni 14,0 gatti), AST Pesaro e Urbino con 2.898 colonie per 10.169 gatti e 2.000 gattare/i (1 gattaro ogni 5,1 gatti), AUSL Toscana Sud Est con 2.549 colonie per 25.836 gatti e 2.549 gattare/i (1 gattaro ogni 10,1 gatti), ASL Napoli 1 Centro con 2.459 colonie per 36.374 gatti e 2.095 gattare/i (1 gattaro ogni 17,4 gatti).

Invece, confrontando i numeri relativi ai cittadini residenti le Aziende sanitarie che risultano più amanti dei gatti presenti in colonie sono: ASL Latina con 1 gatto ogni 13,5 cittadini, ATS della Montagna con 1 gatto ogni 16,7 cittadini, ATS di Bergamo con 1 gatto ogni 23,0 cittadini, ASL Rieti con 1 gatto ogni 27,3 cittadini, ASL Napoli 1 Centro con 1 gatto ogni 27,8 cittadini.

Il XIII rapporto nazionale: Anagrafe canina

L’anagrafe canina, ad oggi unica anagrafe animale obbligatoria per gli animali in città, è di competenza delle Aziende sanitarie, eccezion fatta per le regioni Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia dove i Comuni hanno, per legge regionale, obbligo di curare il mantenimento dell’anagrafe canina.

è evidente che non siano differenti attitudini verso i cani da parte dei cittadini nelle diverse regioni italiane a produrre la maggiore o minore presenza numerica di animali registrati in anagrafe canina, quanto piuttosto una maggiore attenzione all’anagrafe canina a far emergere una proporzione diversa nei differenti territori.

La conoscenza, sempre attualizzata, di numeri e distribuzione di cani nel territorio di competenza è una delle precondizioni essenziali sia per le Amministrazioni comunali che per le Aziende sanitarie per pianificare e programmare al meglio la pluralità di risposte e servizi necessari ai cittadini e ai loro amici non umani. Compresi gli ovvi controlli per il rispetto di norme, regolamenti e ordinanze.

Amministrazioni comunali - Dall’indagine è emerso che solo 316 Comuni (il 41%) dichiarano di conoscere il numero complessivo dei cani iscritti in anagrafe canina presenti nel proprio territorio, pari a 1.812.008 cani, e 286 Comuni (il 37,1%) di conoscere il numero delle nuove iscrizioni avvenute nell’anno 2023, pari a 87.602 cani. I dati di dettaglio, non dimenticando che quasi il 60% dei Comuni non ha saputo fornire alcun dato, mostrano le differenze di registrazione e il livello, talvolta infimo, di anagrafe canina ancor oggi attuata.

In negativo: Monte di Procida (NA) con 1 cane ogni 2.366 residenti, Oria (BR) con 1 cane ogni 2.407 residenti, Povegliano Veronese (VR) con 1 cane ogni 2.467 residenti, Bagnolo San Vito (MN) con 1 cane ogni 2.955 residenti, Palazzago (BG) con 1 cane ogni 4.555 residenti, Urgnano (BG) con 1 cane ogni 10.069 residenti. Tra i comuni capoluogo, Imperia con 1 cane ogni 1.926 residenti, Benevento con 1 cane ogni 254 residenti.

In positivo: Terenzo (PR) con un 1 cane per ogni residente, Masi Torello (FE) con un 1 cane per ogni 1,1 residenti, Predappio (FC) con un 1 cane per ogni 1,2 residenti, Monzuno (BO) con un 1 cane per ogni 1,3 residenti, Curino (BI) e Gamalero (AL) con un 1 cane per ogni 1,4 residenti, Noceto (PR) con un 1 cane per ogni 1,6 residenti, Castel di Casio (BO) con un 1 cane per ogni 1,8 residenti. La prima tra le città capoluogo è Forlì con due cani per ogni residente, Caltanissetta con un 1 cane per ogni residente.

Aziende sanitarie - Si conferma che il 100% delle Aziende sanitarie conosce il numero complessivo dei cani iscritti in anagrafe canina nel proprio territorio, pari 4.615.295 cani, e il 97,8% di conoscere il numero delle nuove iscrizioni avvenute nell’anno 2023, pari a 311.253 cani. In media, rispetto alle Aziende sanitarie che hanno fornito il dato, risulta 1 cane ogni 5,9 cittadini residenti. I dati di dettaglio mostrano però le differenze di registrazione e il livello, inadeguato, di anagrafe canina ancor oggi attuata.

In negativo: ASP di Palermo con 1 cane ogni 71,5 cittadini, ASL Frosinone con 1 cane ogni 21,7 cittadini, ASL di Andria BAT con 1 cane ogni 12,9 cittadini, ASL Napoli 1 Centro con 1 cane ogni 10,9 cittadini, ATS della Città Metropolitana di Milano con 1 cane ogni 9,9 cittadini, ASL Roma 3 con 1 cane ogni 9,3 cittadini.

In positivo: ASSL n.6 del Medio Campidano con 1 cane ogni 3,3 cittadini, ASL Rieti con 1 cane ogni 2,9 cittadini, AUSL Bologna con 1 cane ogni 2,7 cittadini, AS dell'Alto Adige BZ con 1 cane ogni 2,6 cittadini, AUSL Romagna con 1 cane ogni 1,8 cittadini.

Il XIII rapporto nazionale: Cani vaganti

I cani vaganti, siano essi padronali o randagi, coincidono con il principale elemento di conflittualità e sofferenza nell’ambito degli animali d’affezione ed il più significativo costo economico a carico della collettività. Ogni qual volta viene “preso in carico” un cane vagante quale risultato raggiungono i diversi territori italiani tra restituzioni ai proprietari, adozioni e/o reimmissioni come cani liberi controllati? Ossia, quanti ne rimangono a soffrire e a carico della collettività nei canili rifugio?

Amministrazioni comunali - In media, nei Comuni, nel 2023 ogni 10 cani catturati 8,4 hanno trovato felice soluzione tra restituiti ai proprietari, dati in adozione e/o reimmessi come cani liberi controllati, con un rapporto di 1:1,2. Anche in questo caso i dati di dettaglio dichiarati mostrano situazioni molto differenti.

In negativo: Siderno (RC) su 25 cani presi in carico solo 1 ha trovato soluzione, San Vito (CA) su 16 cani presi in carico solo 1 ha trovato soluzione, Licata (AG) su 13 cani presi in carico solo 1 ha trovato soluzione, Acri (CS) su 12 cani presi in carico solo 1 ha trovato soluzione, San Giuseppe Vesuviano (NA) su 11,5 cani presi in carico solo 1 ha trovato soluzione.

In positivo: Aci Catena (CT), San Secondo Parmense (PR), Locorotondo (BA) e San Giovanni in Marignano (RN) su 1 cane preso in carico hanno trovato soluzione a 5 cani, mentre a Ferrara, Porto San Giorgio (FM) e Mondovì (CN) su 1 cane preso in carico hanno trovato soluzione a 4 cani.

Aziende sanitarie - In media, anche nelle Aziende sanitarie, nel 2023 ad ogni cane preso in carico è stata trovata felice soluzione a 8,4 cani, tra restituiti ai proprietari, dati in adozione e/o reimmessi come cani liberi controllati, con un rapporto di 1:1,2. Anche in questo caso i dati di dettaglio dichiarati mostrano però situazioni molto differenti.

In negativo: ASL Frosinone su 6,3 cani presi in carico un 1 cane ha trovato positiva soluzione, ASU Giuliano Isontina su 5,6 cani presi in carico un 1 cane ha trovato positiva soluzione, ASSL n.6 del Medio Campidano su 2,3 cani presi in carico un 1 cane ha trovato positiva soluzione, ASL di CN2 su 2,3 cani presi in carico un 1 cane ha trovato positiva soluzione, ASP di Catania su 2,1 cani presi in carico un 1 cane ha trovato positiva soluzione.

In positivo: AULSS n.7 Pedemontana dove per 1 cane preso in carico hanno trovato soluzione a 3 cani, AST di Pesaro e Urbino dove per 1 cane preso in carico hanno trovato soluzione a 2 cani, ASL di Biella e ASL TO3 dove per 1 cane preso in carico hanno trovato soluzione a 1,5 cani, ATS della Città Metropolitana di Milano dove per 1 cane preso in carico hanno trovato soluzione a 1,1 cani.

Il XIII rapporto nazionale: Cani liberi controllati

L’altro indicatore di una gestione pubblica meno onerosa, più partecipata (come avviene con i cittadini che partecipano alla cura delle colonie feline) e con un maggior grado di libertà per gli animali non padronali è la presenza dei cosiddetti cani di quartiere o liberi controllati. Indispensabile però una costruttiva condivisione di responsabilità e oneri tra Amministrazione comunale, Azienda sanitaria e cittadini incaricati al fine di una piena e positiva accettazione sociale, mentre scarsissime sono le possibilità di successo in assenza di un equilibrio tra il numero dei cani, il numero dei cittadini incaricati e la collocazione delle presenze in aree idonee, anche in termini di accettazione sociale, ad accogliere i cani.

Amministrazioni comunali - Tali esperienze sono presenti in poco più di 1 Comune su 10 (nell’11,4% dei casi) e, benché vi siano similitudini con l’approccio di gestione delle colonie feline, questo è un indicatore che pare manifestare un cambiamento nella correlazione con la collocazione geografica delle Amministrazioni comunali.

In generale, i Comuni che nel 2023 hanno dichiarato di avere cani liberi controllati sono nel 39,8% dei casi nelle Isole (Sicilia, Sardegna), nel 31,8% dei casi al Sud (Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria), nel 4,5% al Centro (Lazio, Toscana), nel 14,8% dei casi al Nord Ovest (Lombardia, Valle d’Aosta) e nel 9,1% al Nord Est (Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia). Quindi se si sommano Isole, Sud e Centro si arriva al 76,1% di chi ne ha dichiarato la presenza, mentre Nord Ovest e Nord Est insieme corrispondono al 23,9%.

Sono stati dichiarati complessivamente 1.523 cani liberi controllati, con 231 cittadini specificamente impegnati. Al primo posto Napoli con 650 cani, Campobello di Mazara (TP) con 90 cani, Mazara del Vallo (TP) con 60 cani, Nicolosi (CT) con 54 cani, Solarino (SR) con 50 cani, Barcellona Pozzo di Gotto (ME) con 40 cani, Roncoferraro (MN) con 35 cani liberi controllati.

Aziende sanitarie - Anche le Aziende sanitarie confermano che tali esperienze sono presenti in meno di un 1 territorio su 6 (nel 15,2% dei casi), 7 aziende dichiarano di conoscere i numeri dei cani reimmessi, pari a 4.988, e 4 aziende (l’8,7%) il numero dei cittadini incaricati, pari a 895.

Il XIII rapporto nazionale: Controlli

Anche la regola migliore necessita di un adeguato e regolare controllo senza il quale dopo pochissimo tempo se ne vanifica praticamente del tutto l’efficacia, minando alla base la crescita civile di una comunità.

Rispetto, ad esempio, alla mancata ottemperanza dell’anagrafe canina (sanzione dai 77,47 ai 232,41 euro) o alla raccolta degli escrementi canini (sanzione dai 50,00 ai 300,00 euro) i dati dichiarati per la registrazione in anagrafe da molti territori dà il polso della frequenza con cui si può imbattere in tale infrazione chi esercita i controlli, mentre nel secondo caso, prendendo ad esempio le grandi città è esperienza diffusa tra i pedoni la frequenza e regolarità con cui incontrano la presenza di escrementi di cane sulla propria strada. Infine, sempre a proposito di sanzioni, nei casi di maltrattamento di animali le sanzioni penali vanno dai 5.000,00 fino ai 30.000,00 euro.

Amministrazioni comunali - Praticamente poco meno di 1 Comune su 3 (il 40%) ha effettuato specifici controlli e il 52,3% dichiara di aver dotato il proprio personale di lettore microchip (semplice ma indispensabile strumento per leggere la “targa” del cane, il microchip). Andando a vedere quanti sono i lettori di microchip che i Comuni dichiarano nel 2023 di aver dato in uso al personale ne risultano 695, ossia in media 1,7 per ciascuna delle 403 Amministrazioni comunali che li hanno dichiarati.

Interessante è il numero dei controlli effettuati nel 2023, ben 22.324 in totale e l’importo delle somme recuperate attraverso le specifiche sanzioni amministrative emesse (2.054) ammontano, nel 2023, a 180.602,06 euro. Di queste somme ben il 51,7%, ossia 93.347,93 euro, sono state frutto di sanzioni elevate in sole sette città: La Spezia, Macerata, Sassari, Lucca, Alessandria, Prato e Grosseto.

Aziende sanitarie - Quasi tutte le Aziende sanitarie dichiarano di intervenire per il rispetto delle regole e il contrasto del maltrattamento degli animali (95,6%) e la medesima percentuale dichiara di aver fornito di lettori microchip il proprio personale, per un numero complessivo di 1.008 lettori, ossia in media 22,9 lettori per le 44 aziende sanitarie che li hanno dichiarati e una media di 1,2 lettori per ciascun dipendente incaricato. Ma i numeri dichiarati relativi alle sanzioni dicono altro: in totale 10.051 controlli effettuati nel 2023, per 1.558 sanzioni amministrative elevate per la somma di 372.833,96 euro di sanzioni, di cui ben il 61,3%, ossia 228.644 euro, frutto di sanzioni elevate in sole cinque aziende: ASL Napoli 3 Sud, ATS Val Padana, ASP Catania, ASL Napoli 1 Centro e ATS Bergamo.

Il XIII rapporto nazionale: Animali selvatici in difficoltà

Una situazione sempre più frequente riguarda il ritrovamento da parte dei cittadini di animali selvatici in difficoltà, feriti o debilitati o abbandonati, ad esempio dal rondone caduto dal nido, alla testuggine o all’iguana abbandonate da qualche scriteriato, ma il cittadino che chiama l’Ufficio comunale e/o l’Azienda sanitaria competente avrà indicazioni sul da fare e/o vi sarà il loro intervento?

Amministrazioni comunali - In 9 Comuni su 10 (il 91,4% dei casi) riceveremo informazioni su a chi rivolgersi e, nello specifico, le risposte, spesso plurime, rinvieranno nel 53,6% dei casi ai Servizi veterinari delle Aziende sanitarie, nel 41,6% alla Polizia municipale, nel 35,8% al Carabinieri Forestali o ai Corpi forestali regionali, nel 27,1% alle Associazioni di protezione degli animali, nel 16,2% alla Polizia Provinciale/Metropolitana, nel 6,7% ad una ditta privata e nel 6,6% dei casi ai Vigili del Fuoco.

I contatti per chiamare un Centro per il recupero degli animali selvatici li fornisce 1 Amministrazione comunale su 5 (nel 21,7% dei casi), sapendo dare risposta nel 18,7% dei casi di ritrovamento di un uccello ferito, nel 10,8% dei casi di ritrovamento di un mammifero ferito, nel 3,9% dei casi di ritrovamento di una tartaruga marina o di un delfino, nell’1,9% dei casi di ritrovamento di animale esotico ferito.

Aziende sanitarie - Nel caso delle Aziende sanitarie meno della metà da risposta (il 39,1% dei casi), dichiarando di intervenire con proprio personale e, chi lo fa, ha registrato interventi diretti su 8.195 animali selvatici nel corso del 2023 (a fronte di 13.569 richieste di intervento ricevute).

Le Aziende sanitarie rinviano quasi sempre a più soggetti e, in particolare, nel 71,1% dei casi ai Carabinieri Forestali o ai Corpi forestali regionali, nel 63,2% alla Polizia provinciale/metropolitana, nel 57,9% alla Polizia municipale, nel 47,4% alle Associazioni di protezione degli animali, nel 39,5% ai Vigili del Fuoco e nel 26,3% ad una ditta privata.

Dichiara di gestire direttamente o di avere contatto con un Centro per il recupero degli animali selvatici più di 2 Aziende sanitarie su 3 (il 69,6%), sapendo dare i riferimenti nel 65,2% dei casi di ritrovamento di un uccello, nel 60,9% dei casi di un mammifero ferito, nel 19,6% di un animale esotico e nel 15,2% dei casi di ritrovamento di un animale marino.

Però, soltanto una Azienda sanitaria su quasi 7 dichiara di conoscere i dati sanitari degli animali ricoverati presso i Centri di recupero, ossia il 15,2%, risultando da questi dati il ricovero in tali centri di ben 8.134 animali selvatici nel corso del 2023.

Il XIII rapporto nazionale: Biodiversità urbana

Ancora inferiore risulta il livello di conoscenza della biodiversità animale che abita sempre più spesso i territori urbanizzati, importante tanto quanto valore naturale da promuovere che come nuove esigenze, anche sanitarie (vedi aviaria, trichinellosi, peste suina africana, ecc.), con cui correttamente convivere. Questa conoscenza è inoltre la necessaria premessa per le migliori azioni di prevenzione al fine di ridurre conflitti e danni, anche in termini di zoonosi, che sono di gran lunga molto più costosi e dolorosi se non prevenuti. Ad esempio, salverebbe molte vite umane conoscere dove è più opportuno, perché maggiormente utilizzato negli spostamenti degli animali selvatici, realizzare un sovra o sottopasso stradale al fine di evitare o ridurre drasticamente il rischio di incidenti automobilistici con animali selvatici e/o vaganti.

Amministrazioni comunali - In generale solo il 10,5% dei Comuni ha una mappatura delle specie animali presenti, avendo svolto o acquisito, nel proprio territorio, studi nel 7,9% dei casi su avifauna, nel 5,4% dei casi su mammalofauna, nel 3,4% dei casi su entomofauna, nel 2,7% dei casi su erpetofauna e ittiofauna e nel 2,3% dei casi su fauna alloctona o esotica.

Circa un Comune su 6 dichiara impegni per prevenire e ridurre i conflitti con gli animali selvatici, in particolare mette in atto azioni di contenimento nel 10,6% dei casi facendo interventi con metodi ecologici, o interviene con azioni preventive approvando misure nei regolamenti edilizi nel 6,4% dei casi o realizzando infrastrutture ad hoc per evitare incidenti stradali solo nel 5,4% dei casi.

Aziende sanitarie - In generale 3 Aziende sanitarie su 4 monitora per gli aspetti sanitari le specie animali sinantrope (il 78,3% dei casi), e quando avviene riguarda nel 63% dei casi l’avifauna stanziale e nel 56,5% dei casi l’avifauna migratrice, nel 58,7% la mammalofauna, nel 47,8% l’entomofauna, nel 15,2% l’ittiofauna, nel 10,9% dei casi specie alloctone o esotiche e nel 6,5% l’erpetofauna.

Le Aziende sanitarie vengono coinvolte dalle Amministrazioni comunali nella stesura di interventi per prevenire problematiche con le specie sinantrope nel 54,3% dei casi e, quando ciò avviene, riguarda nel 32,6% dei casi per la prevenzione di zoonosi, l’attuazione di metodi ecologici nel 30,4% dei casi e nel 17,4% dei casi per l’approvazione di misure specifiche nei regolamenti edilizi.

Il XIII rapporto nazionale: Aree cani

Chi possiede cani e abita in città, medie o grandi, quante opportunità ha di trovare spazi aperti dedicati, curati, facilmente raggiungibili, dove poter trascorrere in sicurezza e tranquillità le quotidiane e ripetute uscite con il proprio amico a quattro zampe?

Amministrazioni comunali - Il 33,33% dei Comuni ha dichiarato di avere spazi aperti dedicati agli animali d’affezione, complessivamente 1.602 aree dedicate ai cani, in media circa uno spazio dedicato ogni 6.848 cittadini residenti. Anche in questo caso i dati di dettaglio mostrano una realtà assai differenziata.

In negativo: Lucca con 1 area cani ogni 44.568 cittadini, Paternò (CT) con 1 area cani ogni 44.970 cittadini, Corato (BA) con 1 area cani ogni 46.994 cittadini, Rovigo con 1 area cani ogni 50.099 cittadini, Napoli con 1 area cani ogni 53.629 cittadini, Benevento con 1 area cani ogni 56.043 cittadini, Messina dove risulta 1 area cani ogni 72.632 cittadini.

In positivo: Cervicati (CS) dove è stata realizzata 1 area cani ogni 785 residenti, Casalanguida (CH) con 1 area cani ogni 811 residenti, Sauze d'Oulx (TO) con 1 area cani ogni 1.024 residenti, Villastellone (TO) con 1 area cani ogni 1.094 residenti, Hône (AO) con 1 area cani ogni 1.160 residenti, Cesano Boscone (MI) con 1 area cani ogni 1.300 residenti.

Il XIII rapporto nazionale: Regolamenti e Ordinanze

Le regole sono importanti per la corretta e serena convivenza e, considerato l’importante numero di animali d’affezione che oggi abita e vive in città, le conseguenti nuove e numerose esigenze dei cittadini che con essi si muovono, l’avvicinarsi in cerca di cibo e rifugio degli animali selvatici alle periferie di molte città, è necessario che le Amministrazioni comunali le regolamentino al meglio. Ma avviene?

Amministrazioni comunali - Nel 2023 solo il 38,9% dei Comuni dichiara di avere un regolamento per la corretta detenzione degli animali in città, mentre in relazione all’accesso ai locali pubblici e negli uffici in compagnia dei propri amici a quattro zampe è regolamentato in poco più di 1 Comune su 7 (nel 13,7% dei casi). I Comuni costieri che hanno regolamentato l’accesso alle spiagge sono il 24,7%, mentre pochi restano i Comuni che hanno adottato un regolamento per facilitare cremazione, inumazione e tumulazione ossia il dopo fine vita dei milioni di nostri amici a quattro zampe, solo il 7,7% lo ha fatto. Il 13,4% dei Comuni ha regolamentato arrivo e sosta di spettacoli con animali, mentre poche sono le amministrazioni che dichiarano di aver regolamentato botti e fuchi di artificio, l’8,9%. Un problema che si sta prepotentemente e sempre più affacciando dalla campagna in città e nei territori periurbani è l’utilizzo illegale di esche o bocconi avvelenati, contro cui anche un apposito regolamento che affronti le particolari situazioni locali può essere un importante elemento deterrente, ma poco meno di 1 Comune su 8 lo ha adottato (il 11,8% dei casi). Poche sono le Amministrazioni comunali che hanno approvato regolamenti per facilitare con agevolazioni fiscali o sostegni le adozioni dai canili, solo l’8,6% lo ha fatto. Ancor meno sono quei Comuni che, al fine di controllare l’andamento demografico della popolazione canina e felina, hanno adottato un regolamento (solo il 5,7%) per facilitare, con agevolazioni fiscali o sostegni economici la sterilizzazione, o contrastare, con oneri fiscali, chi detiene riproduttori e cucciolate, mettendo un freno all’attuale, incontrollata, popolazione riproduttiva canina e felina. In tabella sono riportate, riepilogativamente, le percentuali delle Amministrazioni comunali che hanno dichiarato di essere dotate di regolamenti e/o di ordinanze sindacali per i principali aspetti relativi alla migliore gestione degli animali d’affezione.

Tematica % Regolamento % Ordinanza
Corretta detenzione 38,9 12,7
*Accesso in spiaggia 24,7 14,4
Accesso uffici e locali pubblici 13,7 1,4
Spettacoli con animali e circhi 13,4 1,0
Esche avvelenate 11,8 0,4
Botti e fuochi d'artificio 8,9 6,4
Agevolazioni adozione 8,6 0,8
Cremazione e sepoltura 7,7 0,6
Agevolazioni sterilizzazione 5,7 0,6

Tabella 13. Amministrazioni comunali “Regole”, Fonte Legambiente, XIII rapporto nazionale Animali in Citt&agreve;. *Solo Comuni costieri

Il XIII rapporto nazionale: Controllo demografico canino e felino

Le popolazioni di cani e gatti sono state lasciate crescere in Italia, nel corso degli ultimi decenni, in assenza di politiche che facilitassero una pianificazione e programmazione socialmente condivise e, a seconda delle diverse stime esistenti, risultano triplicate o quadruplicate. Da alcuni milioni di animali siano giunti a decine di milioni di animali presenti nelle case degli italiani. E negli ultimi anni si è affacciato prepotentemente anche il mercato illegale dei cuccioli di razza provenienti da Paesi con minori tutele e garanzie per la salute e il benessere degli animali.

Ciò è il frutto dell’assenza di una politica attiva di prevenzione tramite un’efficace anagrafe e un altrettanto efficace controllo sociale preventivo delle nascite, che si sia posta obiettivi coerenti con la popolazione umana di riferimento, l’aspettativa media di vita, in ambito familiare, delle specie animali che entrano quali nuovi componenti dei nuclei familiari, le loro esigenze etologiche e le oggettive, molteplici, condizioni urbanistiche presenti in Italia. Ci si è limitati ad osservare passivamente l’evoluzione del fenomeno nelle modalità e condizioni con cui andava via via manifestandosi.

Diversi segnali e dati indicano che nella medesima direzione si stiano oggi avviando anche ulteriori specie animali (roditori, rettili, uccelli, invertebrati), purtroppo non soltanto domestiche bensì spesso selvatiche, alle quali stiamo assegnando, indipendentemente dalle loro esigenze etologiche e spaziali, la funzione di animali da compagnia. Anche in questi casi si presenta l’assenza di una strategia pubblica preventiva che disegni scenari credibili per i prossimi decenni e assuma scelte, socialmente condivise, che riducano le sofferenze animali e le ricadute negative su aspetti sanitari, sociali ed economici.

Urge, quindi, lavorare ad una strategia complessiva che, d’intesa tra Amministrazioni pubbliche e soggetti privati, metta a frutto le professionalità presenti, recuperi il ritardo accumulato con cani e gatti e affronti preventivamente (ormai, di fatto, in corso d’opera) anche per le altre specie “da compagnia” il tema dell’anagrafe unica e delle agevolazioni e dei criteri per il controllo demografico di tali popolazioni animali quali nuovi componenti dei nuclei familiari.

Non va assolutamente dimenticato o sottovalutato che molte specie animali, quelle selvatiche in particolare, loro malgrado, sono da noi “chiamate” a vivere in contesti artificiali dove le criticità emergono in pochissimo tempo, producendo enormi sofferenze animali ed elevati e crescenti costi sanitari, sociali ed economici.

Tutto questo mentre la crisi climatica e di biodiversità continua ad erodere spazi naturali aumentando esponenzialmente occasioni di contatto tra persone, animali domestici e virus e batteri presenti nelle originarie popolazioni animali selvatiche.

Aziende sanitarie - La metà delle Aziende sanitarie, il 52,2% del campione, dichiara di effettuare azioni di prevenzione del randagismo canino tramite sterilizzazione delle popolazioni, padronali e non padronali, di cani e gatti. I numeri riferiti al 2023 dicono di 5.041 cani e 25.760 gatti, complessivamente sterilizzati.

Numeri del tutto insufficienti per una seria politica di controllo demografico, in particolar modo se confrontati con il numero dei cani dichiarati entrati, nel 2023, nei canili sanitari (31.956), meno se confrontati con il numero dei gatti dichiarati entrati, sempre nel 2023, nei gattili sanitari (20.555) o presenti nelle colonie feline (450.657) di cui oltre il 43% dichiarato non sterilizzato (oltre 193.000 gatti).

Il XIII rapporto nazionale: i dati di sintesi

Regioni
ASL
Comuni
RISPOSTE PERVENUTE